FitStadium è il personal trainer per risparmiare sulla palestra

FitStadium è un'app che consente di allenarsi, personalizzare le attività e controllare i progressi.

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a cura di Dario D'Elia

FitStadium è un'app che si comporta come un vero personal trainer. Mostra 120 esercizi per stare in forma, personalizza gli allenamenti e aiuta a valutare i progressi. L'attività non richiede neanche gli attrezzi delle palestre. Insomma è uno strumento perfetto per questi tempi: ci si può allenare senza dover spendere grandi cifre. E poi è ideale per chi vuole affiancare alla dieta un po' di salubre attività fisica.

Abbiamo intervistato Denis Brighi, cofondatore dell'omonima startup FitStadium.

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La rubrica è completamente dedicata alle nuove realtà imprenditoriali emergenti, ovviamente legate al mondo della tecnologia e del digitale. Ogni settimana Tom's Hardware darà visibilità a una startup e il suo fondatore, nella speranza che altri giovani possano trarre ispirazione. E magari qualche business angel o venture capital si metta una mano sul cuore e un'altra al portafogli. Scrivetemi a dario.delia@tomshw.it.

Perché a 50 anni dalla morte di John Fitzgerald Kennedy c'è una frase del discorso del suo insediamento che è ancora carica valore e forza propulsiva. "Non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro paese".

Pronti. Partenza. Via!


Presentati

Sono Denis Brighi, classe '85, presidente di FitStadium, la startup che ho fondato insieme a Luca Domeniconi e Milos Jankovic. Ci conosciamo da quando eravamo studenti. Abbiamo tutti frequentato l'università a Cesena: io e Luca ci siamo laureati qui in ingegneria informatica, mentre Milos si è specializzato in ingegneria delle telecomunicazioni a Bologna.

Denis Brighi

Anche se abbiamo sempre lavorato durante l'università, FitStadium è il nostro primo progetto come imprenditori. Io e Luca abbiamo deciso di investire il 100% del nostro tempo sulla startup, mentre Milos ha scelto il ruolo di advisor esterno.


Presenta la tua startup

In due parole, l'obiettivo di FitStadium è aiutare le persone a stare in forma nel modo più semplice ed efficace possibile.

Fin dall'inizio ci siamo occupati di fitness, ma il nostro approccio è cambiato rispetto a quando abbiamo cominciato. Quando è nato, FitStadium era un social network rivolto principalmente agli amanti dell'allenamento con i pesi. Volevamo offrire a quella cerchia di persone un posto online dove potersi incontrare, scambiare consigli e anche competere con gli altri utenti.

Poi, circa un anno fa, ha preso piede l'idea di realizzare uno strumento che aiutasse a tenersi in forma anche per chi di allenamento non sapeva nulla. E così che è nata l'app di FitStadium, un progetto che ci ha tenuti impegnati durante il 2014 e che oggi finalmente è pronto per essere presentato.

FitStadium

FitStadium

L'app funziona come un personal trainer tascabile: indica a chi la usa quali esercizi fare e soprattutto propone un allenamento su misura, che si adatta in modo automatico all'utente e ne accompagna i progressi.

In questo modo possiamo offrire a ciascuno un allenamento adatto alle proprie esigenze, dalla neomamma che vuole perdere qualche chilo allo sportivo in cerca di un allenamento strong. Ad oggi, nessun'altra applicazione per il fitness riesce a farlo. E poi l'app è comoda da usare: gli esercizi non richiedono attrezzi, quindi ci si può allenare ovunque risparmiando tempo e denaro.

Per provarla basta andare su fitstadium.com oppure scaricarla direttamente dallo store: è disponibile sia per iOS che per Android.


La più grande difficoltà che hai incontrato nello sviluppo del tuo progetto

È difficile tenere la rotta quando sei l'unico a credere nella tua idea. Appena usciti dall'università abbiamo scelto di dedicarci completamente a FitStadium. Ci siamo trovati a rifiutare ottime offerte di lavoro per buttarci su un progetto che ancora non sapevamo dove sarebbe approdato.

FitStadium per iOS e Android

Non è stata una scelta facile e non è stato facile neppure farla accettare a chi ci sta vicino; questi sono anni in cui un buon posto di lavoro è prezioso, per molti è un miraggio, e noi stavamo dicendo "no, grazie".

Ma se non sei tu il primo a crederci nessun altro lo farà. Devi andare avanti continuando a dare il 100%, senza lasciarti prendere dallo sconforto.


Un consiglio per tutti gli startupper

La cosa più importante che posso consigliare a uno startupper è non mollare e andare avanti. Che non vuol dire mettere un paraocchi e tirare dritto senza dare retta a nessuno; in tanti vorranno offrirti consigli, molti cercheranno di scoraggiarti, ma da tutti puoi imparare.

È un difficile equilibrismo: devi saper difendere la tua idea, riuscire a proteggerla dal dubbio e dal disfattismo, ma non per questo devi diventare impermeabile all'opinione degli altri.

Se ci si irrigidisce troppo sulle proprie posizioni si rischia di fossilizzarsi, di non riuscire più a evolversi. Invece è fondamentale saper ascoltare, capire come raccogliere quanto c'è di buono in ciascun punto di vista e riuscire a farlo proprio. Ci vuole coraggio, ma anche umiltà.


Un errore da non fare

Un errore che ho visto fare è diventare talmente gelosi della propria idea da non volerla condividere con nessuno. Forse è un altro effetto collaterale della convinzione granitica senza la quale nessuno si arrischierebbe ad aprire una startup: credo talmente nelle potenzialità della mia idea che ho paura che qualcun altro possa rubarmela.

Ma evitando il confronto non faccio altro che privarmi della possibilità di collaborare con altri, di ricevere aiuto da persone con una professionalità diversa dalla mia, di cominciare a mettere alla prova me stesso e il mio progetto. Una startup non è una nave in bottiglia.

E poi sono convinto che quello che fai non sia scindibile dal modo in cui lo fai; anche se qualcuno dovesse cercare di copiare la tua idea, nessuno potrà mai realizzarla come te. 


Cosa cambiare in questo paese per favorire le startup

A costo di essere banale, credo che la prima cosa che dovrebbe cambiare in Italia per favorire le startup sia la mentalità degli italiani. La meritocrazia è sbandierata da tutti in lungo e in largo, ma vederla messa in pratica è ancora difficile.

workout

Allenamento

Sulla carta è di un'ovvietà disarmante: basterebbe assicurarsi che chi ha un talento abbia l'opportunità di svilupparlo e che le responsabilità vengano affidate a chi ha le capacità necessarie. Non è impossibile. Spero che prima o poi ci arriveremo.


Tre motivi per continuare a fare impresa e credere nel Made in Italy

Nonostante tutto, credo che valga la pena di continuare a fare impresa in Italia. In primo luogo perché nel nostro Paese ci sono talenti che forse neppure immaginiamo; perché non siamo in grado di vederli e di valorizzarli, perché fuggono all'estero o perché si rassegnano; ma anche questo può cambiare. Il cambiamento però può avvenire solo se si accetta di prenderne parte. Capisco chi lascia l'Italia per vivere la propria vita altrove, ma qualcuno dovrà rimanere a cercare di migliorare le cose.

Infine, resto qui perché fa parte della sfida che ho accettato quando ho deciso di dare vita a una startup. Mai mollare, giusto?