Fuga di cervelli

Il professore Roberto Cingolani dell'IIT spiega in un'intervista a Tom's Hardware il progetto del polo di ricerca scientifica del dopo Expo. Al centro delle ricerche ci sarà l'essere umano.

Avatar di Elena Re Garbagnati

a cura di Elena Re Garbagnati

In Italia si parla spesso di fughe di cervelli, di ricercatori molto in gamba che sono costretti a emigrare all'estero per poter vivere del proprio lavoro. Grazie a questo progetto cambierà qualcosa nel breve-medio periodo? Ci saranno dei rimpatri?

"Come IIT credo di aver dimostrato che la fuga di cervelli è più un problema di organizzazione che di qualità. L'IIT ha 1450 persone, circa la metà arrivano da 56 nazioni, l'età media è 33 anni e il 40% è donne. In Italia ci vengono gli stranieri eccome. Quello che è importante intanto non è tanto che non ci sia la fuga di cervelli ma che questa non sia bilanciata. Il problema non è che i nostri vanno fuori, ci mancherebbe devono andar fuori, è che devono essercene altrettanti che vengono. Stranieri o italiani non fa niente, ci deve essere un flusso uscente uguale al flusso entrante. Io credo che per noi sia un vantaggio essere multietnici quindi dobbiamo attrarre. È anche un grosso vantaggio essere sprovincializzati: i ricercatori italiani se vogliono devono poter andar fuori, poi se vogliono tornare.

ITT robot

Detto questo se guardo l'esperienza IIT, adottando regole internazionali standard gli stranieri arrivano perché riconoscono il meccanismo di funzionamento che c'è a casa loro. La fuga dei cervelli è un problema di organizzazione secondo me; certo, poi ci vogliono più soldi, mancano le infrastrutture: i problemi li conosciamo tutti, ma continuare a parlare di problemi non deve diventare una scusa per non cercare le soluzioni. I problemi li conosciamo, sicuramente alcuni sono risolvibili: per esempio se scrivo un bando in italiano non mi devo lamentare se poi non arrivano stranieri; anche se ci fossero più soldi con queste regole il problema ci sarebbe ugualmente.

Noi abbiamo dimostrato con l'esperimento pilota che lo Stato ha fatto che possiamo essere molto competitivi a livello internazionale sul flusso dei ricercatori. Se andasse in porto l'operazione di Expo, dato che il modello di governance sarebbe lo stesso dell'IIT, mi aspetterei a Milano un'attrattività enorme ancor più di Genova sia per gli stranieri sia per gli italiani che sono all'estero".

Come saranno regolati i rapporti futuri tra IIT Genova e il nuovo polo milanese?

"La ricerca si fa a partire da un budget. La parte di budget che sarà gestita da IIT sarà gestita con le nostre regole, la parte di budget che sarà gestita da altre entità sarà gestita con le regole di queste entità, qualunque esse siano. Sui piani scientifici si fanno degli accordi strettissimi di ricerca, di collaborazione, di personale congiunto e distaccato che devono rafforzare in maniera formidabile le collaborazioni. È evidente che un istituto di ricerca tecnologica come l'IIT e un research hospital che ha una finalità completamente diversa abbiano dei meccanismi completamente diversi. Siccome potremo lavorare in forte collaborazione si dovranno trovare degli accordi che ci consentano di portare avanti il programma. L'impianto tecnico scientifico è ancora tutto da chiarire".