Prestazioni e ottiche

Recensione - Test della Fujifilm X-E1, sorellina della X-Pro1 senza troppi timori reverenziali. Restituisce una qualità superiore a quella di molte reflex in un corpo più compatto ed economico. La soluzione ideale?

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a cura di Tom's Hardware

Prestazioni e ottiche

Il primo approccio con la X-E1 è stato un poco deludente dal punto di vista delle prestazioni complessive, con particolare riferimento a quelle - a nostro avviso più importanti - legate alla messa a fuoco. Dopo le misure che hanno restituito dati sotto la media, abbiamo allora voluto prenderci del tempo extra per prolungare l'esperienza sul campo con la fotocamera, e renderci conto del reale significato dei numeri prima di scrivere questa recensione.

Numeri che, per la cronaca, sono i seguenti: la messa a fuoco senza pre-focus varia leggermente da caso a caso, ovviamente in funzione anche della modalità selezionata, ma si attesta sempre nell'intorno del mezzo secondo (contro 0,1 sec dichiarato con il 18-55mm, che è anche l'ottica più veloce oggi disponibile); il tempo di accensione è significativamente maggiore rispetto a quanto dichiarato, si passa dai 0,5 secondi teorici ai 2,5 reali, e il risveglio dalla modalità sleep può, paradossalmente essere ancora più lento. La raffica è buona, 6 fps, ma il buffer concede solo una quindicina di scatti in JPEG o una dozzina in RAW. La pausa tra uno scatto e il successivo è poco inferiore al secondo.

La X-E1, insomma, non è una fotocamera super performante, e questa è anche l'impressione che si ha sul campo. 

Se si effettua il pre-focus, però, il ritardo di scatto è davvero contenuto, al pari delle migliori reflex per utilizzo sportivo, il che spiega perché, dopo una decina di giorni d'uso esclusivo della fotocamera, il nostro giudizio è migliorato. Abbiamo, semplicemente, imparato a basarci di più sulla funzione pre-focus.

Il modo d'uso diretto e immediato, poi, non influenza direttamente le performance della fotocamera ma migliora la reattività complessiva del fotografo, mitigando ulteriormente il problema delle prestazioni. In definitiva, non la consiglieremmo per un safari fotografico, ma per il reportage e la street photography, compiti per la quale in fondo nasce, è più che adeguata.

L'unico desiderio che ci è rimasto, a proposito della velocità, è quello di abbreviare ulteriormente la pausa di svuotamento del buffer: circa 15 secondi dopo una raffica RAW sono molti meno di quelli richiesti dalla Pro1, ma in assoluto ancora troppi.

Ottiche

Spendiamo qualche riga per parlare delle ottiche usate, e in particolare per elogiare il 18-55mm. Guardando la focale, si potrebbe infatti pensare che si tratti del classico zoom "da kit", fornito con pressoché qualunque reflex APS-C o mirrorless, dal basso costo ma dalla qualità ancora più bassa.

Al contrario, il 18-55mm Fujinon è un'ottica di alta qualità. Uno stop più luminoso della maggior parte degli zoom forniti in kit (f/2.8-4), esibisce una fluidità delle ghiere (frutto di qualità costruttiva) che non ha nulla da invidiare alle ottiche reflex considerate professionali e, come vedremo tra poco, una qualità ottica altrettanto elevata.

È stabilizzato, e dotato di un motore lineare (la sigla LM nel nome del modello indicano questo particolare) di nuova concezione che assicura performance maggiori rispetto ad altre ottiche X-mount. Un'ottima scelta, insomma.

L'unico neo, già accennato, è quello della ghiera dei diaframmi "elettronica", cioè a rotazione continua e non caratterizzata da posizioni fisse per l'apertura del diaframma. Questo è purtroppo reso indispensabile dall'apertura massima non costante dell'ottica, che obbliga ad abbandonare le posizioni fisse in favore di una soluzione più versatile.

L'altra ottica utilizzata per questo test è il nuovo 14mm, e anche in questo caso si tratta di un'ottica di elevatissima qualità, estremamente interessante. Uno dei pochi ultra-grandangolari per il formato APS-C (equivale a 21mm nel formato 35mm), impressiona per quanto bene corregge le aberrazioni geometriche e per la resistenza al flare, che per i grandangolari è un fattore critico dato l'ampio angolo di campo che obbliga a includere quasi sempre ampie porzioni di cielo.

Molto nitido a partire da f/4, accusa solo un po' di inevitabile morbidezza agli angoli alla massima apertura. Inoltre, non che questo sia particolarmente importante per un grandangolo, ma l'autofocus è anche piuttosto veloce, probabilmente si tratta dell'ottica più veloce dopo il 18-55mm. Funzionale il meccanismo push-pull per il passaggio dalla messa a fuoco manuale a quella automatica.