Corpo macchina

Recensione - Test della Fujifilm X-Pro1, fotocamera con la quale l'azienda nipponica debutta nel settore mirrorless. Aspetto datato ma contenuti innovativi per una macchina che mostra la più elevata qualità fotografica mai vista finora in questo settore. Segni particolari: sensore APS-C di nuova concezione, solo ottiche fisse (per ora), attacco X-Mount (con adattatore Leica M già nel cassetto).

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a cura di Tom's Hardware

Corpo macchina

La X-Pro1 si presenta con un corpo macchina squadrato e spigoloso, che richiama il design delle Leica M. Evidente la similitudine del lato superiore, con la parte destra leggermente depressa ad accogliere la ghiera di selezione del tempo di scatto, la ghiera di compensazione esposimetrica e il pulsante di scatto, per poi risalire al centro per includere la slitta a contatto caldo.

Molti sono i particolari, anche secondari se si vuole, che richiamano la fotografia d'altri tempi e contribuiscono a dare carattere e unicità al corpo macchina. Solo per fare un paio di esempi, la filettatura sul pulsante di scatto per l'ormai dimenticato scatto remoto "meccanico" e il comando frontale, che gestisce il mirino elettronico ma che ricorda il vecchio selettore per l'autoscatto.

Basta qualche istante per realizzare che il corpo macchina non è particolarmente compatto: circa 140x82x43mm, accentuati dalle forme squadrate. Altre mirrorless, come la NEX-C3 (110x60x33mm), sono lontanissime, ma anche dirette concorrenti come la Olympus OM-D sono leggermente più compatte (122x89x43mm); si potrebbe quindi dire che la X-Pro1 misuri qualche centimetro più del necessario, ma si tratta in effetti delle stesse dimensioni della Leica M9-P; parliamo quindi di qualcosa che, probabilmente, l'utente di riferimento di questo prodotto percepisce come un plus. 

In compenso, il corpo in allumino le consente di contenere il peso entro i 450 grammi, 150 grammi in meno del riferimento tedesco.

Nonostante l'aspetto spigoloso e un'impugnatura non sagomata quanto quella di una reflex, la X-Pro1 si afferra bene e restituisce un ottimo feeling grazie all'accurata scelta dei materiali e all'impressione di robustezza che riesce immediatamente a suscitare. Per chi ha mani grandi e/o desidera un'impugnatura più sagomata, è disponibile un accessorio apposito.

Sul dorso, intorno al bel display da 3 pollici da ben 1.230.000 punti, si trovano una ghiera, un PAD a 4 vie con pulsante centrale e altri 8 pulsanti. La disposizione non convenzionale, perlomeno rispetto ai canoni di una reflex moderna, è qualcosa a cui ci si deve abituare: ad esempio i pulsanti AE (scelta modalità esposimetrica) e AF (scelta/dimensione del punto AF) sono a sinistra, quasi a suggerire che il punto AF vada selezionato prima dello scatto, una volta per tutte, e non modificato continuamente come consentono di fare i sistemi AF delle reflex top di gamma.

Sempre a sinistra, troviamo il pulsante drive, che consente di selezionare la modalità di scatto. Peculiare, perché la X-Pro1, oltre a scatto singolo o continuo (3 o 6 fps), offre numerose possibilità di bracketing: sull'esposizione, naturalmente, ma anche sulla sensibilità ISO, sulla simulazione film e sulla gamma dinamica.

Apriamo una piccola parentesi sulla simulazione film, ormai tipica di questo marchio, che è l'equivalente Fujifilm dei modi colore e richiama in questo caso 10 stili diversi che si rifanno alle pellicole analogiche (Provia/Standard, Velvia/Vivid, Astia/Soft, PRO Neg Hi e Standard, Monocromatico e monocromatico con filtri giallo, rosso e verde, Seppia); presente - stile più, stile meno - su tutte le recenti fotocamere Fujifilm, la simulazione film trova proprio su macchine come la X-Pro1 la sua ragione di esistere.

Il fotografo vecchio stampo si scoprirà infatti a scegliere il bianconero con filtro giallo per intensificare il blu del cielo, secondo un modo di lavoro che gli è familiare, mentre su fotocamere di livello consumer la stessa scelta avrebbe certamente meno senso.

Sulla destra del dorso, a portata di pollice, troviamo il blocco AE/AF e il pulsante Q che richiama a schermo una dozzina di parametri fotografici selezionabili con il PAD e modificabili con la rotazione della ghiera. Tra questi, la regolazione separata del tono nelle alte luci e nelle ombre, che danno l'idea del tipo di controllo offerto dalla X-Pro1 sull'immagine.

Il menu di impostazioni rapide.

Il pulsante display consente di passare da una modalità grafica informativa alla visualizzazione della scena, semplificata (solo indicazione di compensazione esposimetrica) oppure personalizzata/completa, con istogramma, livella elettronica, scala della distanza di messa a fuoco con indicazione della profondità di campo e tutti i parametri principali. La scelta influenza anche il mirino elettronico, tanto in modalità OVF quanto in modalità EVF.

Importante su questa macchina, anche se d'uso non frequente, il pulsante View Mode che modifica la vista del mirino, da classica galileiana a elettronica. Completa la panoramica un ultimo pulsante personalizzabile accanto a quello di scatto.

Sul lato destro troviamo un piccolo vano con le porte Mini-HDMI e USB, sul lato sinistro la porta sync per flash esterni, mentre il vano batteria/memory card è, come di consueto, nella parte inferiore. Il fatto che lo sportellino non si chiuda automaticamente "a scatto" una volta accostato è un leggero fastidio a cui Fujifilm dovrebbe rimediare. Il formato di memoria è il classico SD/SDHC/SDXC, la batteria garantisce un'autonomia di 300 scatti.