Genitori e figli italiani: web sì, ma con molte regole

Una recente indagine condotta da Kaspersky Lab mostra la contrapposizione tra paure e opportunità che ogni genitore vede nel nuovo mezzo.

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a cura di Giancarlo Calzetta

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Internet è ormai parte integrante della nostra vita e lo sarà anche in quella dei nostri figli, ma come deve entrare il web nella quotidianità dei "piccoli"?

Una ricerca condotta su 537 genitori con figli di età compresa tra i 6 e i 14 anni, contattati dal portale FattoreMamma e quindi di sesso prevalentemente femminile, mostra che c'è una grande volontà di portare i piccoli a contatto con la Rete molto presto, ma non mancano le solite paure.

L'81% dei genitori ha dichiarato di esser favorevole all'uso del web da parte dei loro figli a patto che vengano rispettate le limitazioni che ci si aspettano da una mamma (ma riprese anche dai papà):

  • Tempo di navigazione limitato (imposto nel 62% dei casi)
  • Presenza costante di adulto (40%)
  • Divieto di usare i  social network (30)

Quanto possa esser fedele alla realtà questo quadro non è chiaro, dal momento che i genitori intervistati sono sicuramente tra i più attivi in rete (considerato che la ricerca è stata condotta proprio su di un network di mamme blogger), però è forse per questo ancora più interessante.

La ricerca è uno spaccato di cosa pensano gli altri  genitori "connessi" come la maggior parte di noi e ci aiuta a renderci conto di quanto siano diffusi alcuni pericoli e fenomeni. Non dobbiamo, però, dimenticare che esistono molti genitori "meno tecnologici" che quindi potrebbero avere un approccio diverso.

dati infografica
Un po' di numeri su come i genitori vedono opportunità e minacce delle nuove tecnologie.

Innanzitutto, anche tra i "connessi" c'è una discreta percentuale (9%) che non vuole che i loro figli navighino sul web. Evidentemente la paura per le minacce che tutti conosciamo è più forte della loro stessa indole.

Del resto, il 23% del totale degli intervistati ha dichiarato che ai loro bambini è capitato di trovarsi davanti a pagine che contenevano immagini o testi non adatti alla loro età; al 16% è capitato di abilitare servizi a pagamento e, addirittura, il 10% ha avuto interazioni con persone sconosciute.

A questo proposito, è stato chiesto ai genitori come si sarebbero comportati nel caso il loro figlio fosse stato vittima di un fenomeno di cyberbullismo.

Ben il 64% richiederebbe l'aiuto di un esperto, identificati (per qualche misteriosa ragione) nella scuola o nella polizia postale. Il 35% ha dichiarato che si sarebbe rivolto a uno psicologo per esser sicuro che il figlio avesse il sostegno necessario ad affrontare la situazione.

La comparsa di figure come la scuola, la polizia e lo psicologo ai primi posti delle figure a cui chiedere aiuto denota come ci sia ancora, secondo noi, un approccio molto "teorico" al problema.

Gli esperti da contattare sono molto diversi a seconda del problema di cyberbullismo a cui si va incontro, ma nonostante la domanda fosse generica, il tono delle risposte indica che chi è stato intervistato abbia pensato solo a una ristretta cerchia di possibili problemi che si incontrano online.

Nonostante Kaspersky sia produttore di un software, dobbiamo dire ben fatto, sul controllo parentale, Mortenb Lehn, Managing Director di Kaspersky Lab Italia,  ha tenuto a precisare che "ovviamente non tutte le minacce che derivano dal web possono essere gestire utilizzando la sola tecnologia informatica. La tecnologia non può sostituirsi al sostegno e all'aiuto che un genitore può dare. Alle volte potrebbe essere sufficiente proporre loro delle alternative all'uso di gadget tecnologici, come trascorrere più tempo con loro e proporgli giochi tradizionali da fare lontani dalla rete...".

È un po' strano sentire consigli di questo tenore da parte di chi ha tutto l'interesse a vendere le propie soluzioni, ma evidentemente le raccomandazioni dettate dal buonsenso sono valide anche in questo contento hi-tech.