Giacimento record di terre rare in Giappone: hi-tech salvo?

Nei pressi dell'isola giapponese di Minamitorishima è stato individuato un giacimento di terre rare di 6,8 milioni di tonnellate. In cinque anni potrebbe consentire ai produttori hi-tech di tutto il mondo di svincolarsi dal monopolio cinese.

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a cura di Dario D'Elia

Il Giappone ha scoperto un giacimento di terre rare sui suoi fondali marini (esattamente a 5600 metri) che potrebbe rifornire l'intera industria hi-tech per i prossimi 200 anni. Secondo il professor Yasuhiro Kato della Tokyo University la recente scoperta fatta poco distante dalle coste orientali del Giappone lascerebbe intendere che vi siano non meno di 6,8 milioni di tonnellate di minerali pregiati come ad esempio Disprosio, Iridio, Neodimio e Tellurio.

"Sopratutto per quanto riguarda il Disprosio, stimo che vi siano almeno 400 anni di disponibilità considerata l'attuale consumo giapponese annuale", ha sottolineato Kato. "Possiamo iniziare a perforare nel fango, usando la tecnologia di estrazione del petrolio, in tre anni e iniziare al più presto con l'estrazione di terre rare in cinque anni".

Disprosio

I campioni di terreno prelevati da un'area vicino all'isola di Minamitorishima, 2mila km a sudest di Tokyo, indicano una presenza di terre rare 220 volte superiore rispetto alla media annuale usata dall'industria nazionale. Terre rarissime che sono fondamentali per la realizzazione dei dispositivi hi-tech, e che fino a oggi hanno consentito alla Cina di detenere il 95% della produzione mondiale. Per altro bisogna ricordare che la World Trade Organization sta vagliando una denuncia depositata dagli Stati Uniti, Unione Europea e Giappone per le limitazioni imposte da Pechino alle esportazioni.

Aree di applicazione 

In ogni caso è una buona notizia per i produttori di LCD, smartphone, batterie per veicoli elettrici e ibridi, turbine. Insomma per l'intera industria che è costretta sempre di più a elemosinare ordini alla Cina, e quindi subire anche prezzi da monopolio. Da valutare comunque i costi per l'estrazione: a 5600 metri non sarà facile condurre le operazioni.

"Vorrei vedere il governo giapponese riconoscere l'esistenza dei giacimenti di terre rare e iniziare presto gli investimenti in sviluppo per l'area", ha concluso Kato.