Gli hacker potranno impossessarsi del nostro cervello?

Secondo alcuni ricercatori dell'Università di Washington, con lo svilupparsi delle interfacce cervello-computer c'è il rischio che hacker rendano il controllo del nostro cervello

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a cura di Alessandro Crea

Se siete amanti degli anime come Ghost In The Shell la notizia non vi suonerà nuova: secondo alcuni ricercatori del laboratorio di biorobotica dell'Università di Washington il tempo stringe per trovare una soluzione tecnologica a un problema che l'avanzamento delle interfacce cervello-computer presto porrà: il rischio concreto che un hacker possa prendere il controllo del nostro cervello e, attraverso quello, del nostro coro e della nostra identità.

Come forse ricorderete nella serie Stand Alone Complex moltissimi personaggi, dotati di impianti cerebrali, si rivelano vulnerabili ad attacchi da parte di hacker, ad esclusione di Togusa, unico membro della Sezione 9 a non avere impianti cibernetici di alcun tipo.

ghost in the shell

13 anni fa sembravano argomenti adatti appunto solo a racconti di fantascienza, ma ora i ricercatori hanno dato l'allarme e alla fine mancano solo altri 14 anni al 2030, anno in cui sono ambientate le puntate di Stand Alone Complex.

Tutti stanno lavorando sull'argomento, militari e medici e il tempo stringe. Il problema principale è che le interfacce cervello-computer in via di sviluppo, che consentiranno alle persone ad esempio di controllare un arto prostetico come fosse naturale, si basano sull'analisi e la manipolazione delle onde cerebrali. L'accesso però non è limitato solo alle onde che riguardano lo specifico funzionamento di un arto o di qualsiasi altro dispositivo ma hanno accesso all'intero spettro.

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Chi guadagnasse dunque l'accesso all'hardware dell'impianto potrebbe manipolare corpi e pensieri a proprio piacimento, oppure raccogliere preziosissime informazioni su di noi come esseri umani. Questo aprirebbe la strada non solo ad hacker, terroristi e malintenzionati di ogni sorta, ma anche a un uso sbagliato e distorto da parte di polizia, governi e servizi di qualsiasi tipo.

Per i ricercatori della Washington University ci sono due soluzioni. Quella a più breve termine riguarda ovviamente lo sviluppo di una giurisprudenza ad hoc su tali argomenti. Da un punto di vista tecnico invece si parla di BCI Anonymizer, in pratica una sorta di filtro che lasci passare solo le onde cerebrali indispensabili per il funzionamento di un determinato dispositivo, lasciando fuori tutte le altre. Gli esperimenti sono in corso. Gli scenari che si aprono inquietanti.