Gli occhiali tecnologici di Google sono acerbi ma già di moda

I Google Glasses sfilano in passerella, aumentando l'attenzione verso questo prodotto che si prefigura come innovativo. Nel mentre un giornalista del Wall Street Journal ha avuto modo di provarli, scorgendo enormi potenzialità e l'immaturità del progetto.

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a cura di Manolo De Agostini

Gli occhiali tecnologici di Google, chiamati genericamente "Project Glass" o "Google Glass", continuano a fare apparizioni pubbliche. In questi giorni sono addirittura saliti in passerella, alla New York Fashion Week. È evidente che Sergey Brin, cofondatore della casa di Mountain View e capo della divisione ricerca e sviluppo Google X, non solo conta sul potenziale di questa soluzione, ma sta già lavorando per renderla "fashion" a ogni livello.

Centellinare le dimostrazioni, farli indossare da modelle o persone delle spettacolo, farli provare alla stampa e attendere che cresca l'attesa. Tutto per un debutto non ancora stabilito, ma che probabilmente Big G ha fissato nell'arco di due/tre anni. Quel che è certo è che gli sviluppatori possono ordinare Project Glass e relativo SDK a 1500 dollari, con consegne previste per l'inizio dell'anno prossimo.

Nei giorni scorsi Spencer E. Ante del Wall Street Journal ha avuto modo di indossare questa nuova "diavoleria" tecnologica e farsi una prima impressione, che ha prontamente riportato sulle pagine del famoso quotidiano. Se dell'aspetto e delle caratteristiche sappiamo già molto, il funzionamento e la sensazione di chi li ha provati è sempre il benvenuto per farsi un'idea, seppure sommaria, di cosa ci aspetta in futuro.

"Gli occhiali sono come degli smartphone indossabili e consentono all'utente di scattare foto, inviare messaggi e fare altre cose mediante comandi vocali", scrive Spencer E. Ante. "Per esempio dite Ok Glass in uno dei due microfoni degli occhiali e un menu spunta dalla parte laterale del vetro mostrandovi le icone che vi consentiranno di fare una foto, registrare un video, usare Google Maps o effettuare una chiamata".

"Dopo 10 minuti d'uso ho potuto vedere il loro potenziale a lungo termine. Il dispositivo si adatta bene. È stato facile scattare una foto o un video senza estrarre il mio smartphone dalla tasca. È stato bello vedere le informazioni davanti al mio occhio destro, anche se un po' disorientante. Continuavo a chiudere l'occhio sinistro, una cosa scomoda".

Il giornalista ha spiegato che la caratteristica che più piace a Brin è il time-lapse, cioè la possibilità di scattare foto ogni 10 secondi, mentre è casa e gioca con i suoi bambini. Un genio ma anche un papà premuroso, il buon Sergey. "Ho sempre provato antipatia per quelle tecnologie che richiedono di spendere molto del mio tempo e attenzione nel gestirle. Il concetto di avere accesso costante al vostro mondo digitale senza interrompere il mondo reale è molto importante", ha dichiarato Brin.

Al momento però non sono tutte rose e fiori. Il prodotto è un "work in progress", tanto che il giornalista del WSJ non ha potuto provare la funzionalità mappe, in quanto era un prototipo. Inoltre anche la capacità di chiamare e mandare messaggi non funzionava.

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"Ciò che manca è una killer application che potrebbe mostrare davvero il potenziale della tecnologia. Come dice Brin, gli occhiali sono uno smartphone meno invadente che libera il mondo dalle persone che camminano per strada con la testa bassa mentre guardano i loro dispositivi. Questa è una grande cosa, ma non abbastanza ambiziosa".

Spencer E. Ante spera che Google "renda il progetto aperto come Android", cosa che sembra logica, anche se Brin si è affrettato a dire che ci ha pensato ma non è ancora stato deciso nulla di definitivo. "Amiamo realizzare cose aperte, ma in questo momento stiamo lavorando duro e rapidamente per fare qualcosa di affidabile che arrivi nelle mani di utenti e sviluppatori. Mi aspetto che moltissime persone useranno tecnologia come questa negli anni a venire", ha concluso Brin.