Gli operatori TLC italiani rispettano poco la privacy

L'operazione "Data Retention" della Guardia di Finanza ha confermato che gli operatori TLC italiani sono carenti nel rispetto delle norme sulla privacy. Il Garante sanzionerà e valuterà la congruità delle misure adottate.

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a cura di Dario D'Elia

La Guardia di Finanza con l'operazione Data Retention ha avviato l'ispezione di almeno 11 società di telefonia e provider per valutare il "rispetto delle norme per la conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico". Si tratta di un'iniziativa su delega dell'Autorità per la privacy, d'intesa con il Comando Unità Speciali della Guardia di Finanza.

La domanda è una sola: gli operatori di telefonia e i provider Internet rispettano i regolamenti sulla privacy? In linea di massima parrebbe di no, perché in ben 9 casi sono state accertate e contestate violazioni amministrative al Codice Privacy. Nello specifico "relativamente alla conservazione dei dati di traffico oltre i termini previsti, alla mancata adozione delle misure minime di sicurezza, e alla mancata adozione di alcune delle ulteriori misure di protezione prescritte dal provvedimento del Garante".

Avanti Savoia!

Si pensi ad esempio alla delicatezza della gestione di importanti informazioni come il numero chiamato, ora e data e durata del contatto nonché la localizzazione degli apparati degli utenti in caso dell'utilizzo di un telefono mobile. Dati che dovrebbero essere conservati per ventiquattro mesi (traffico telefonico) o dodici mesi (traffico telematico) per fini investigativi e di giustizia, ad esclusiva disposizione degli organi inquirenti.

Tutto questo ha portato a due segnalazioni al Ministero dello sviluppo economico per l'eventuale contestazione della violazione relativa alla mancata conservazione dei dati di traffico o alla loro conservazione per un tempo inferiore a quello previsto. E a una segnalazione all'Autorità Giudiziaria per l'ipotesi di reato di violazione delle misure minime di sicurezza.

"Al di là dei profili sanzionatori, il Garante dovrà ora valutare, caso per caso, la congruità delle misure adottate nonché la liceità dei trattamenti con riferimento, in particolare, al profilo, emerso in taluni casi, del trasferimento all'estero dei dati", spiega la nota ufficiale del Garante.

"In ultima analisi, il messaggio che si è inteso veicolare mediante l'attività ispettiva in questione è stato quello che gli operatori del settore devono garantire la massima riservatezza dei dati di traffico generati dagli utenti dei propri servizi".

Insomma, la festa è finita.