Gnammo, social eating e cuochi a domicilio presto bersagliati come UberPop?

Il social eating rischia di essere burocraticamente frenato dalle norme che richiedono la Segnalazione Certificata di Inizio di Attività (SCIA).

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a cura di Dario D'Elia

L'attività di cuoco a domicilio ma anche quella concepita da Gnammo, l'app per prenotare pranzi e cene in case altrui, secondo il Ministero per lo Sviluppo Economico richiederebbero una Segnalazione Certificata di Inizio di Attività (SCIA) da presentare nel Comune di residenza. Insomma, la sharing economy – e basta pensare anche al caso di UberPop - mal si sposa con le normative vigenti.

La lettera chiarificatrice del MISE, in risposta a una domanda puntuale della Camera di Commercio di Roma, risale ad aprile ma solo adesso è balzata agli onori delle cronache. Probabilmente ha contribuito il bailamme generato dal caso UberPop.

Gnammo
Il caso Gnammo

Il MISE scrive che questo genere di attività "anche se esercitata solo in alcuni giorni dedicati e tenuto conto che i soggetti che usufruiscono delle prestazioni sono in numero limitato, non può che essere classificata come un'attività di somministrazione di alimenti e bevande". La criticità è legata al fatto che sebbene i prodotti vengano preparati e serviti in locali privati coincidenti con il domicilio del cuoco, questi ultimi "rappresentano comunque locali attrezzati aperti alla clientela".

Dato che la fornitura di dette prestazioni comporta anche il pagamento di un corrispettivo bisogna considerare l'articolo 64, comma 7, del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59 e s.m.i.. E quindi l'obbligo di presentare la SCIA o di richiedere l'autorizzazione, ove trattasi di attività svolte in zone tutelate.

"La presente nota è comunque inviata ai Ministeri dell'Interno e delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, nonché alla Regione (…), i quali sono pregati di far conoscere eventuali determinazioni al riguardo", conclude la lettera del MISE.

A questo punto non resta che attendere l'esplosione dell'ennesimo caso, anche perché l'attività di cuoco a domicilio è una delle realtà emergenti del settore. Il social eating farà il resto. Tocca rimettere mano alle leggi, senza difendere le rendite di posizione e riconoscendo spazi di manovra al nuovo che avanza.