Google braccino corto non vuol dare la mancia ai francesi

Google intende ricorrere in appello contro l'ammenda comminata dalla Francia per violazione della privacy: ben 150mila euro. Intanto la Commissione UE pretende una risposta in una settimana per la questione antitrust, altrimenti sì che la multa sarà un salasso.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Google sta arrivando alla resa dei conti con la Commissione Europea. Da una parte Joaquin Almunia gli ha lasciato solo una settimana di tempo per rispondere alle richieste della Commissione ed evitare una multa milionaria per l'accusa di abuso di posizione dominante. A dicembre Almunia si era detto insoddisfatto delle proposte presentate da Google per archiviare l'indagine antitrust di cui è oggetto, oggi ha aggiunto che non intende impiegare un altro anno per chiudere la questione.

Google ancora nel mirino dell'Europa

Intanto gli avvocati del colosso di Mountain View sono impegnati a ricorrere in appello contro la Francia, che insieme alla Spagna è stato uno dei primi Paesi ad avere presentato il conto al termine delle indagini per violazione della privacy. La Commission Nationale de l'Informatique et des Libertés (CNIL) ha infatti comminato a Google una multa di 150mila euro perché l'aggiornamento della policy avvenuto a marzo 2012 ha unificato la gestione dei dati personali di tutti i servizi online raggruppando le informazioni e consentendo al colosso statunitense di usarle per scopi diversi rispetto ai motivi della loro raccolta.

Il fatto che Google abbia deciso di ricorrere in appello fa sorridere: benché 150mila euro sia l'ammenda massima prevista dall'ordinamento francese, per un'azienda delle proporzioni di Google equivale a una mancetta da niente. E forse il ricorso potrebbe costargli di più. Va bene le questioni di principio, ma talvolta è più elegante lasciar correre.