Google contro le nuove regole online: no a censura e tasse

Google Take Action è una campagna online contro il cambio delle regole del Web. Durante il prossimo World Conference on International Telecommunications 2012 si parlerà di censura e tasse per gli Over-the-Top. Alcuni paesi spingono per rendere la Rete meno libera.

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a cura di Dario D'Elia

Google è molto preoccupata per l'aggiornamento delle regole che riguardano il Web: alcuni paesi vorrebbero un maggiore potere di censura e imporre tasse agli Over-the-Top. Ecco quindi la scelta di avviare una campagna online, denominata Take action, che nelle prossime settimane cercherà di sensibilizzare la community sull'argomento. "Un mondo libero e aperto dipende da un web libero e aperto", afferma a gran voce Google.

A dicembre, com'è risaputo, è previsto il World Conference on International Telecommunications 2012. Un appuntamento dove si deciderà il destino della Rete. La buona notizia è che per cambiare le attuali regole vi sarà bisogno di un voto di maggioranza; il segretario generale dell'ITU in verità ha dichiarato che preferirebbe l'unanimità. In ogni caso decideranno i legislatori del mondo, e purtroppo saranno escluse aziende e organizzazioni di settore.

Google Take Action

Le proposte non sono ancora state svelate ufficialmente ma wcitleaks.org, un progetto online per la trasparenza ITU, è riuscita a entrare in possesso di qualche documento. Si parla ad esempio della richiesta della Russia di ridurre il controllo statunitense sulla Rete. "Gli stati membri dovrebbero avere gli stessi diritti per gestire Internet, anche in relazione alla ripartizione, assegnazione e reclamo sulla numerazione, nominazione, indirizzi e identificazione delle risorse nonché il supporto per le operazioni di sviluppo dell'infrastruttura di base di Internet", si legge in un documento datato 17 novembre.

Effettivamente al momento il Ministero del Commercio statunitense e lo stesso Governo di Washington hanno un potere decisionale sulla Rete nettamente superiore rispetto agli altri paesi. Sentir parlare però Russia (e in verità anche Cina) di equità e spirito democratico fa decisamente sorridere.

Non meno pericolosa l'eventuale decisione di tassare i colossi come Google, Facebook o Apple per il traffico generato online. Il meeting internazionale, secondo il segretario generale ITU Hamadoun Toure, dovrà infatti occuparsi "della mancata relazione tra le fonti di ricavo e le fonti di costo, stabilendo il modo migliore per affrontare la cosa". Di fatto è la stessa cosa che chiedono gli operatori TLC in sede europea: Telecom Italia e Deutsche Telekom su tutti. L'idea di fondo è che i service e content provider stiano approfittando delle infrastrutture di rete senza condividere alcunché. Un tema ancora più caldo nei paesi in via di sviluppo dove i budget degli operatori sono ancora più risicati.

"Nel peggiore di casi si potrebbe profilare il pericolo di una separazione della Rete", sostiene il professor Alan Woodward del dipartimento informatico della University of Surrey. "Alcuni paesi inclusa la Russia già applicano restrizioni all'accesso di alcuni siti, ma se si inizia ad andare fuori dal seminato e a fare le proprie cose, in termini di convenzioni di denominazione e indirizzi Web, si potrebbe finire con parti diverse della Rete incapaci di spedirsi dati".

In pratica sarebbe l'equivalente online di una chiamata telefonica interrotta, tra nazioni diverse.