Google: datacenter ecologico sfrutta l'acqua marina

Google sta costruendo un datacenter interamente raffreddato con acqua di mare a Hamina, nel Golfo di Finlandia. La tutela dell'ambiente è alla base della progettazione: un esempio che molti dovrebbero seguire.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Google sta lavorando alla costruzione di un datacenter in Finlandia, che sarà contraddistinto dal raffreddamento mediante acqua marina. L'area acquistata da Google nel 2009 è situata ad Hamina, una cittadina nel Golfo di Finlandia, proprio sulla riva del mare, per consentire di prelevare l'acqua salata, farla circolare nel circuito di raffreddamento e riscaricarla di nuovo del Golfo.

Google sta costruendo un datacenter a Hamina, sul Golfo di Finlandia

Questa soluzione a basso impatto ambientale sta attirando l'attenzione come esempio da imitare da parte di altre grandi aziende IT, ad esempio Facebook, che è stata più volte attaccata da Greenpeace perché alimenta tuttora i suoi datacenter tramite centrali a carbone (Greenpeace sfida Facebook: passi alle rinnovabili).

Il sito comprato da Big G è una vecchia cartiera abbandonata, che disponeva già delle infrastrutture di collegamento fra lo stabilimento e il mare. Questo non toglie che Google debba fare un gran lavoro per predisporre il raffreddamento di un intero datacenter usando solo l'acqua salmastra.

Il tunnel che era già stato costruito per rifornire di acqua di mare la vecchia cartiera - clicca per ingrandire

Il direttore dei lavori, Joe Kava, ha spiegato che Google ha già trovato soluzioni per gran parte delle sfide necessarie per portare a termine l'impresa.

"Il progetto prevede che venga prelevata acqua di mare dal Golfo di Finlandia mediante una pompa, che l'acqua venga quindi convogliata attraverso appositi moduli di raffreddamento dell'impianto. Alla fine del ciclo, l'acqua ormai calda verrà miscelata con quella fredda, così da essere rigettata in mare a una temperatura non troppo diversa da quella del Golfo".

L'impianto di raffreddamento

Questa accortezza consente di ridurre al minimo qualsiasi rischio di impatto ambientale quando l'acqua viene restituita al mare. Kava ha tenuto a precisare che

"tecnicamente questa accortezza non è stata richiesta, ma abbiamo deciso di farla per rispetto verso l'ambiente che ci ospiterà".

Una volta completato l'impianto Google si aspetta di ottenere un PUE (Power Usage Effectiveness, il valore che misura l'efficienza energetica di un datacenter) inferiore a quello di qualsiasi altro centro europeo.

Kava ha spiegato che l'azienda ha sfruttato un tunnel lungo un quarto di miglio che era già stato costruito per rifornire di acqua di mare la vecchia cartiera, oltre a "un sacco di infrastrutture esistenti che abbiamo potuto riutilizzare in modo da ridurre l'impatto ambientale sul sito". Fra questi ci sono un vecchio mulino e un condotto scavato nel granito, che è in ottimo stato, com'è stato possibile verificare con l'impiego di telecamere e luci.

I problemi di progettazione non sono mancati, perché è stato necessario venire a capo di innumerevoli varianti, fra cui gli effetti del vento, la direzione della marea, il flusso e riflusso dell'acqua, la temperatura e la densità dell'acqua di mare, la formazione di incrostazioni all'interno dei condotti di raffreddamento e altro ancora. Riguardo a quest'ultimo elemento è stato alla fine deciso di usare tubazioni in fibra di vetro rinforzata con lastre di titanio per evitare che il calcare corrodesse con il tempo le tubature.

A parte per i servizi igienici e per la ristorazione, il sito di Hamina di Google non farà uso di acqua potabile.