Google: Don't be evil è la regola più stupida che esista

Il presidente di Google Eric Schmidt ha detto che il motto dell'azienda è la cosa più stupida del mondo. Una regola che dovrebbe essere etica, ma che in verità blocca le decisioni e genera una certa anarchia.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

"Don't be evil è la regola più stupida che sia mai esistita" ha detto Eric Schmidt, presidente esecutivo ed ex amministratore delegato di Google. La frase, che si potrebbe tradurre con "non essere malvagio", è il motto ufficioso dell'azienda, e dovrebbe essere il principio che ne ha determinato le decisioni da quando i due fondatori (L. Page e S. Brin) l'hanno creata.

Il problema è che "non ci sono libri sul Diavolo (evil), a parte forse la Bibbia", spiega Schmidt. Non c'è nessuno che si sia preso la briga di dire cosa è buono e cosa è cattivo, e così l'adagio non può garantire che Google resti un'azienda eticamente impeccabile - ma di certo crea un sacco di problemi e ostacoli nel prendere decisioni.

A dire il vero, di libri sulla definizione di Bene e Male se ne sono scritti a migliaia, che vanno dal più stucchevole manicheismo al più sofisticato pensiero filosofico, passando dalle più svariate opere di finzione. Ci sarebbero migliaia di possibili vie da seguire, ma tant'è: non si può chiedere a una multinazionale mastodontica di attenersi a Schopenhauer, Kant, Galeano, Socrate o chicchessia. Quella di Google, a quanto pare, è una frasetta buttata lì a cui chiunque può dare il significato che preferisce.

"Sono in riunione, e stiamo parlando di un prodotto pubblicitario. Uno degli ingegneri batte il pugno sul tavolo e dice che è una cosa malvagia. Ed ecco che la conversazione finisce, tutti sentono rabbia e frustrazione, e alla fine il progetto si blocca". Questo è l'imbarazzante quadro dipinto da Schmidt.

Il problema è senz'altro concreto, perché un'azienda ha bisogno di regole certe su cui muoversi. E d'altra parte Google è stata criticata più volte per aver violato la sua stessa indicazione: basta pensare ai tanti problemi che ha avuto riguardo alla privacy, al tracciamento pubblicitario, alle denunce per abuso di posizione dominante, o ai rapporti a volte discutibili con governi non democratici.

Forse sarebbe il caso di mandare in pensione il famoso motto. Google è semplicemente troppo grande, ricca e potente per pensare che non ci sia almeno qualcosa d'intrinsecamente malvagio al suo interno, non foss'altro per l'inevitabile corruzione che giunge con il potere. O perché solo le persone in carne e ossa possono davvero seguire una condotta etica, o ancora perché profitto e moralità raramente vanno d'accordo.