Google Glass come gli smartphone: ecco sorgenti e rooting

Gli sviluppatori che stanno testando e realizzando applicazioni compatibili con i Google Glass svelano anche gli ultimi segreti del prodotto, scoprendo ad esempio il chip interno, che è di Texas Instruments. Intanto arrivano codice sorgente, rooting e l'endorsement di un noto blogger statunitense.

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a cura di Manolo De Agostini

Nei Google Glass c'è la potenza di un vecchio smartphone. In seguito alle prime specifiche tecniche pubblicate dalla casa di Mountain View, lo sviluppatore Jay Lee è riuscito a dare un nome al system on chip che gestisce gli occhiali: si tratta di un dual-core Texas Instruments OMAP 4430 (Cortex-A9), dotato di una GPU PowerVR SGX 540 e a cui è stato affiancato un quantitativo imprecisato di RAM.

Lo sviluppatore ipotizza che vi sia 1 GB di memoria all'interno degli occhiali, dato che Google ne avrebbe messi a disposizione delle applicazioni 682 MB. Per chi non lo sapesse, il TI OMAP 4430 si ritrova in prodotti ormai datati come il PlayBook di BlackBerry, l'LG Optimus 3D e anche il Motorola Xoom 2. Rimarrà certamente tra i chip più famosi in ambito mobile di Texas Instruments, che qualche tempo fa ha deciso di uscire dal mercato di smartphone e tablet per concentrarsi su altri settori.

Siccome la potenza è nulla senza il controllo, gli occhiali girano su Android 4.0.4, mentre il resto delle caratteristiche è noto: abbiamo uno schermo con risoluzione di 640x360 pixel che, secondo Google, è "equivalente a un 25 pollici ad alta definizione a 2,4 metri". La videocamera da 5 megapixel può registrare a 720p, mentre l'audio sfrutta la conduzione ossea.

Presenti 16 GB di memoria, dei quali 12 disponibili, nonché la connettività Wi-Fi 802.11g e Bluetooth 4.0 Low Power - per il collegamento con lo smartphone. Per usare i Google Glass è necessario un dispositivo Android 4.0.3 con installata l'applicazione My Glass. Della batteria, invece, Google ci dice solo che assicura fino a una giornata di "uso tipico", qualsiasi cosa significhi. La casa di Mountain View ha tuttavia pubblicato il codice sorgente degli occhiali sotto licenza GPL a questo indirizzo e c'è già chi come Jay Freeman, noto come "Saurik" che ha creato Cydia, ha già eseguito il rooting del prodotto. Ci sono volute solo due ore.

È probabile quindi che intorno ai Glass, per ora nelle mani solo degli sviluppatori, si creerà in men che non si dica un'importante comunità di appassionati in grado di andare ben oltre le linee guida dettate da Google, facendo ad esempio funzionare applicazioni senza l'ausilio degli smartphone.

D'altronde l'hardware offre la potenza necessaria, e non manca nulla. Tutto questo in attesa di un debutto sul mercato fissato per la prima metà del 2014, salvo ritardi. State già fremendo? Fate bene, a quanto pare. Robert Scoble, noto blogger statunitense che sta provando i Glass, non ha dubbi: "non potrò più vivere un giorno della mia vita senza i Glass (o una soluzione concorrente)". Che hype!