Google ha la ricetta antitrust: etichettiamo i risultati online

Google ha sottoposto alla Commissione UE la sua proposta di cambiamento per risolvere ogni problema di abuso di posizione dominante nel mercato della ricerca online. Le aziende concorrenti però non sembrano gradire.

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a cura di Dario D'Elia

Google ha proposto alla Commissione UE un accordo vincolante di cinque anni per chiudere la querelle antitrust riguardante il suo motore di ricerca. Come riportava il Financial Times di ieri, questa potrebbe essere la mossa decisiva per rispondere alle denunce per abuso di posizione dominante. Il problema è quello di sempre, ovvero come Google visualizza nei risultati i suoi servizi e quelli degli avversari, nonché i conseguenti favoritismi anti-concorrenziali.

"A fine gennaio Google ha sottoposto alla Commissione le proprie proposte dettagliate per tentare di rispondere alle preoccupazioni", ha spiegato all'AFP il portavoce del commissario alla concorrenza Joaquin Almunia, Antoine Colombani. "Nel corso delle ultime settimane, la Commissione ha fatto le proprie valutazioni preliminari, indicando formalmente le proprie preoccupazioni e su questa base Google ha presentato i propri impegni formali".

Google sotto la lente Antitrust

La proposta di Google, anticipata in anteprima dal quotidiano finanziario, di fatto sembrerebbe puntare sul rinnovamento dell'interfaccia. Quindi etichettare (labeling) la provenienza dei servizi, se di proprietà Google, e dare un po' più di visibilità a quelli avversari - compresi i risultati di altri motori. Ad esempio ogni ricerca riguardante le previsioni del tempo, il mapping o il mercato azionario darà sempre visibilità ai servizi proprietari, ma cercherà di far risaltare anche gli altri.

"Un modello di etichettatura diverso è un non-inizio o peggio e rappresenterebbe un grande fallimento per la commissione dopo una davvero lunga indagine", ha commentato David Wood, consigliere legale dell'Initiative for a Competitive Online Marketplace. "Alcune etichettature probabilmente saranno inefficaci o addirittura decisamente dannose", ha aggiunto Ben Edelman, professore associato alla Harvard University. La tesi è che i potenziali "risultati Google" domani potrebbero dare la sensazione di essere migliori o comunque più ufficiali degli altri.

Il problema insomma è che Google potrebbe ritrovarsi nuovamente con il pallino in mano: decidere esplicitamente la visibilità dei risultati. Comunque nelle prossime settimane la Commissione UE convocherà le (presunte) parti lese come Expedia, TripAdvisor e Microsoft per un'opinione sulle proposte di cambiamento. "Siamo ancora molto, molto lontani dalla fine", ha aggiunto Wood.

Senza contare che rischia di esplodere qualcosa di simile anche sul fronte Android