Google ha paura di Apple Siri, ma forse sta solo bluffando

Il dirigente di Google Eric Schmidt ha dichiarato che Siri di Apple rappresenta un'innovazione rilevante nel mercato della ricerca. Apple, insieme a Facebook, Microsoft e altri sarebbero concorrenti solidi, e quindi non avrebbe senso accusare Google di monopolio.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Siri, la nuova funzione di assistenza vocale dell'iPhone 4, è una minaccia rilevante per Google. O almeno questo è quanto ha dichiarato l'ex amministratore delegato Eric Schmidt alla Commissione Antitrust del Senato statunitense.

"Apple ha introdotto un approccio alla ricerca completamente nuovo con Siri, il servizio di ricerca e complemento all'attività integrato nell'iPhone 4S", si legge infatti nella lettera che il dirigente ha mandato alla commissione, disponibile come documento pubblico.  

Siri per iPhone 4S

E oltre ad Apple, Google avrebbe dei concorrenti temibili anche in Facebook, Twitter, Microsoft, eBay, Amazon e altri. Quindi "non direi che Google abbia una posizione dominante nella ricerca", dice Schmidt, smentendo sé stesso e altri dirigenti Google, come per esempio Andy Rubin, che su Siri aveva detto che "bisogna usare il telefono per comunicare, non parlarci".

Apple quindi potrebbe aver involontariamente aiutato Google a togliersi le castagne dal fuoco, grazie a un prodotto e a una posizione di mercato, quella nel settore smartphone, che potrebbero permettere all'azienda di divincolarsi dalla scomoda presa dell'antitrust. Anche perché chi usa Siri per fare ricerca troverà risultati di Wolfram Alpha e YELP, almeno nella versione inglese - per l'italiano dovremo aspettare la versione localizzata.

Per ora Google ha oltre il 90% della ricerca in Europa e quasi il 70% di quella USA, e i telefoni Android sono largamente quelli più diffusi al mondo - ma iOS è il sistema operativo mobile più usato per navigare online. Le accuse di monopolio - e di abuso - non sono mai mancate, ma non si è mai arrivati a un'affermazione definitiva. E all'azienda di Mountain View gli argomenti certo non mancano.

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Da una parte quindi la risposta di Schmidt  si può leggere come un tentativo raffinato di defilarsi da una posizione scomoda, riconoscendo qualità e potere ai concorrenti. Dall'altra allo stesso tempo ci dice anche che Google potrebbe sentirsi effettivamente minacciata da Apple proprio in quello che è il suo prodotto principale, vale a dire la ricerca online.

Per i concorrenti di Google si tratta solo di uno stratagemma di bassa lega. Fair Search.org, consorzio "anti Google" guidato da Microsoft ha infatti pubblicato immediatamente un commento alle dichiarazioni di Schmidt. Qui si legge che "La risposta di Schmidt mostra mancanza di rispetto per la Commissione Antitrust del Senato, le leggi nazionali e l'importanza della concorrenza e dell'innovazione nell'economia statunitense".

Per quanto abbiamo potuto vedere fino ad ora Siri è divertente da usare, comodo in alcune situazioni (in auto, o magari in casa quando si hanno le mani impegnate), ma sinceramente non crediamo che nell'immediato futuro saranno in molti a usarlo per fare ricerche online

Per diverse ragioni: se ci si trova in compagnia o in pubblico è scomodo e imbarazzante, e per di più il rumore di fondo potrebbe essere un problema; ma anche se si è soli probabilmente è più facile usare la tastiera, perché ricercare oggi significa velocità e precisione; se anche una sola volta il sistema vocale non ci capisce e bisogna ripetere, allora è già tempo perso e irritazione.

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La lettera di Schmidt potrebbe però raggiungere il proprio scopo, e convincere le autorità a sospendere il giudizio sulla posizione di Google nella ricerca. Da utenti però dovremmo anche ricordarci che se il panorama della ricerca è desolante la colpa non è di chi offre un servizio migliore degli altri: negli Stati Uniti Bing di Microsoft funziona più che discretamente, così come in Cina e in Russia ci sono alternative credibili. Nel resto nel mondo invece c'è un solo candidato in corsa. In ogni caso la SERP (la  pagina dei risultati) di Google è migliore, perché è quella che ci dà effettivamente quello che vogliamo.

Un monopolio di fatto quindi, che se sancito legalmente vincolerà Google a precise e doverose responsabilità. Una situazione forse auspicabile, che tuttavia non assolverebbe i concorrenti per non aver saputo creare un prodotto alternativo credibile.

A proposito di Siri, tuttavia, dobbiamo ammettere che gli abbiamo chiesto quando sarà Pasqua nel 2012, e ci ha messo meno tempo di chiunque in redazione.