Google ha sbagliato con la privacy di Buzz

Google ha pubblicato una lettera aperta per rispondere alle critiche dirette a Google Buzz e alla gestione della privacy. L'errore c'è stato, ammette, ma la privacy resta una nostra priorità.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Google ha risposto ai garanti della privacy, che avevano scritto una lettera aperta all'azienda per lamentarsi delle impostazioni di Google Buzz (Buzz minaccia la privacy, Garanti contro Google). L'azienda ha voluto sottolineare quanto sia importante la privacy, sin dal primo momento della progettazione.

Buzz è un spione?

La protesta vedeva molti garanti per la privacy, compreso quello italiano, uniti per chiedere a Google che rivedesse le impostazioni di Google Buzz. Nel mirino in particolare la funzione che aggiunge automaticamente agli amici le persone con cui ci si scambia più spesso messaggi di posta elettronica.

Google ha spiegato che la privacy è una priorità per l'azienda, e per questo comunica tramite i vari blog, e ha creato strumenti come la dashboard (Google Dashboard, privacy sotto controllo). Ha ricordato anche il Data Liberation Front, il cui scopo è evitare che un utente si trovi vincolato ai servizi Google perché i suoi dati sono "imprigionati".

L'azienda ha ammesso comunque l'errore: "naturalmente non facciamo tutto per bene, ecco perché abbiamo modificato Buzz seguendo le indicazioni degli utenti. Siamo anche gratificati dal fatto che alcuni di voi hanno espresso pubblicamente la loro soddisfazione per la nostra velocità nel rispondere".

Il rispetto della privacy per Google è in effetti un elemento fondamentale. Se si dovesse incrinare il rapporto di fiducia con l'utente ne risentirebbe la reputazione dell'azienda, che è proprio l'elemento forte alla base del suo successo.

Quanto accaduto con Google Buzz è però particolarmente grave, ed è un sintomo di come tanti attori stiano trascurando sempre più la privacy, nel tentativo di fornire servizi sempre più interessanti ed evoluti. Google, in questo caso, fa squadra con Facebook, per citare il nome più rilevante, ma tutte le aziende del settore tecnologico, in misura diversa, toccano la privacy dei propri utenti.