Google Home e Burger King, prove di futuro?

Burger King ha realizzato un spot pubblicitario che attiva automaticamente Google Home. Potrebbe essere un assaggio di un futuro sempre più prossimo.

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a cura di Saverio Alloggio

Google Home attivato automaticamente dal nuovo spot pubblicitario di Burger King: la nota catena di fast food statunitense sta facendo enormemente discutere con questa mossa. Potrebbe infatti essere stato scoperchiato una sorta di vaso di pandora, una finestra sul futuro dell'intrattenimento domestico.

Nel video un ipotetico impiegato del fast food mostra alla telecamera un Whopper, ovvero l'hamburger maggiormente noto di Burger King. Affermando di non avere abbastanza tempo per descriverne tutte le caratteristiche, sii avvicina alla telecamera dicendo: "Ok Google, che cos'è l'hamburger Whopper?".

Questa semplice frase va ad attivare automaticamente Google Home che, di fronte a domande del genere, solitamente legge le prime righe della relativa voce su Wikipedia. La prima perplessità in merito è sorta in quanto sembrerebbe che Burger King abbia modificato appositamente la pagina statunitense del Whooper sull'enciclopedia online, al fine di renderla maggiormente appetibile da un punto di vista pubblicitario.

Ecco il confronto tra le due voci a distanza di qualche settimana:

"Il panino Whooper è l'hamburger più distintivo venduto dalla catena internazionale di fast food Burger King e dalla sua altra catena australiana Hungry Jack's."

"Il Whooper è un hamburger, realizzato con una polpetta di carne grigliata fatta al 100% di bovino senza conservanti, coperta da fette di pomodoro, cipolle, lattuga, cetriolini, ketchup, maionese, servito all'interno di una panino con semi di sesamo."

GoogleHome
Le varie colorazioni di Google Home

La scoperta della modifica è stata fatta dalla testata The Verge, che ha notato come ad operare il cambio di voce sia stato l'utente denominato "Fermachado123". Un nome che può dire poco, ma che richiama molto da vicino quello di Fernando Machado, responsabile marketing Burger King, che tra l'altro utilizza il medesimo nickname su Instagram.

In tal senso non c'è stato alcun commento da parte della catena di fast food, ma questo primo punto apre inevitabilmente una questione molto importante. È evidente come la possibilità che le aziende comincino a plasmare il web in ottica marketing al fine di sfruttare quella che sarà l'Internet of things dei prossimi anni, è assolutamente concreta.

google assistant pixel
Google Assistant su Pixel

In tal senso il ruolo di Google, non solo come principale motore di ricerca a livello globale ma anche come sviluppatore del sistema operativo più utilizzato al mondo per la navigazione web, sarà cruciale. Non è un mistero come Big G sia a lavoro da tempo per limitare queste pratiche, soprattutto in relazione alla SERP.

Una questione comunque delicata, considerando come gli annunci pubblicitari e le attività di web marketing rappresentino uno dei principali business per l'azienda di Mountain View, che potrebbe dunque essere chiamata ad operare, in alcuni ambiti, attraverso limitazioni in grado di toccare i propri stessi interessi.

Google Home Burger King
Uno smartphone Android accoppiato a Google Home

Dall'altra parte, si è inevitabilmente scatenato il dibattito attorno alla questione della privacy legata agli assistenti vocali e, soprattutto, ai dispositivi equipaggiati con questi assistenti che, presumibilmente, invaderanno le abitazioni nei prossimi anni, con Google Home che potrebbe fare da apripista.

Il principio cardine del funzionamento di Google Home è proprio quello di essere "always-on", perennemente in ascolto al fine di poter assistere l'utente in maniera immediata in relazione a qualsiasi richiesta o esigenza. Una grande comodità in questa prospettiva, ma che si presta a casi come quello di Burger King.

ok google
Ok Google

Non a caso l'azienda di Mountain View è a lavoro per affinare il riconoscimento vocale, così che l'attivazione degli assistenti possa avvenire esclusivamente se la frase è pronunciata dal proprietario stesso del dispositivo. Un accorgimento utile, ma che di fatto potrebbe non bastare in quella che sarà la crescita esponenziale dei prossimi anni dell'Internet of Things.

Per certi versi, una prospettiva a cui in parte ci si è già abituati con l'esplosione del fenomeno smartphone. È evidente come questi dispositivi ci rendano tracciabili e sicuramente esposti a campagne di marketing estremamente mirate, un prezzo che però si è stati disposti a pagare al fine di poter avere il web nel palmo di una mano.

Internet of things
La crescita prevista del fenomeno Internet of Things

Un mosaico complesso, che toccherà a Google, più di qualsiasi altra azienda, mettere insieme in maniera efficace, al fine di poter trovare il giusto mezzo tra la salvaguardia della privacy degli utenti e l'inevitabile introito economico da un mercato, quello dell'Internet of Things, che nel 2020 conterà oltre 50 miliardi di oggetti connessi.