Google non ascolta di nascosto la nostra voce: è stato un errore di Debian

Ieri si è parlato molto della comparsa di un modulo sempre attivo in Chromium che registrava la nostra voce per mandarla ai server di Google, ma si è trattato solo di un errore subito corretto.

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a cura di Giancarlo Calzetta

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Si sa che la gente diventa molto suscettibile quando si tratta di privacy, ma non è sempre colpa di Google.

Nelle ultime versioni di Chrome, Google ha installato una componente che permette di usare il microfono per fare delle ricerche, esattamente come accade sugli smartphone con Hotword.

Nella versione desktop curata direttamente da loro, la ricerca vocale è disabilitata di default, quindi la funzione deve essere abilitata a mano come si vede nella foto qui sotto.

googlerubavoce

In una versione di Chromium distribuita due giorni fa, invece, il modulo della ricerca vocale veniva scaricato e attivato di default. Come effetto si aveva quindi che il parlato veniva inviato ai server di Google per l'interpretazione.

Una parte della comunità Open Source è subito insorta contro il torto di includere del codice non aperto in una distribuzione di Chromium, criticando aspramente (e comprensibilmente) l'opzione di inviare la voce  degli utenti ai server di Google.

Google ha, però, dicghiarato che la sua implementazione di Hotword in Chrome è rispettosa di leggi e privacy in quanto, anche se viene effettivamente scaricato, l'utente deve scegliere di usarlo. Inoltre, aggiungiamo noi, quando un utente attiva la funzione il browser chiede comunque una seconda conferma al primo utilizzo del microfono, per esser sicuri che l'attivazione sia stata intenzionale.

mic permesso
Ok, l'italiano potrebbe essere migliore, ma è innegabile che è difficile attivare

"per sbaglio" la ricerca vocale...

La versione incriminata di Chromium è stata distribuita da Debian e Google ha dichiarato che "non può essere responsabile delle distribuzioni effettuate da altre società. Chi sceglie di distribuire un browser basato su Chromium deve fare le cose per bene e renderlo pienamente confacente alle politiche di privacy e sicurezza che vuole implementare".

Poche ore dopo aver ricevuto i primi report sul comportamento del suo browser, Debian è corsa ai ripari sistemando il problema ed escludendo il modulo di Hotword.

Quello che invece non siamo riusciti a trovare è una dichiarazione su come vengano gestiti i file vocali inviati a Google. Ricordiamo che le ricerche vocali vengono registrate e mantenute disponibili sui server dell'azienda di Mountan View, e che è possibile vederle seguendo questo link.

Sarebbe quindi sensato, nonché necessario secondo le leggi della Comunità Europea, avere un link a una informativa in merito.