Google non censura i link pirata, major furibonde

Le associazioni che fanno capo ai gruppi discografici potrebbero denunciare Google perché non collabora attivamente alla lotta contro la pirateria. Poco importa che abbia fornito gli strumenti per combatterla, le major vogliono che censuri i risultati delle ricerche che rimandano a siti con contenuti illegali.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Google è ancora nel mirino delle associazioni dei gruppi discografici, che a quanto pare starebbero valutando l'eventualità di fare causa all'azienda di Mountain View con l'accusa di trarre profitto dalla pirateria e di ostacolare gli sforzi dei titolari dei diritti d'autore per ridurre la disponibilità di contenuti illegali in Rete. La notizia, pubblicata oggi da Torrentfreak, riferisce che IFPI e RIAA avrebbero chiesto un "parere giuridico preliminare strettamente confidenziale" per trovare un modo per "obbligare Google a intensificare gli sforzi anti-pirateria, anche tramite una causa giudiziaria".

Google è accusata dalle major discografiche di non combattere la pirateria

La schermaglia fra le case discografiche e Google prosegue ormai da molto tempo. Nel dicembre 2011 l'IFPI puntava per l'ennesima volta il dito contro Google perché non aveva mantenuto le promesse di collaborare attivamente per ostacolare la pirateria, e di trarre profitto dalla pubblicazione di contenuti illegali. Fra le richieste c'era quella, solita, di far scomparire alcuni domini dai risultati delle ricerche perché si tratta di siti noti per la violazione di copyright.

Le novità sono trapelate da un documento che ha fatto il giro dei dirigenti dell'industria musicale e in cui si legge che "IFPI, in coordinamento con la RIAA, sta continuando i negoziati con Google per cercare di ottenere una migliore cooperazione in vari settori dell'anti-pirateria", a indicazione che quella della denuncia formale è un'ipotesi ancora lontana, nonostante "l'IFPI abbia ottenuto un parere giuridico preliminare strettamente confidenziale nel mese di luglio 2011 sulla possibilità di presentare una denuncia contro Google per abuso di posizione dominante, vista la distorsione del mercato a svantaggio della musica online legittima, che nelle ricerche di Google finisce alle spalle dei siti illegali".

Si chiede che il motore di ricerca censuri i risultati che rimandano a siti con contenuti illegali

Va ricordato che Google ha fornito alle case discografiche una speciale interfaccia per fare ricerche di massa e individuare i siti che pubblicano contenuti in violazione di copyright, e che usandola l'IFPI ha trovato 460.000 risultati tra agosto e dicembre 2011 e molti, fra cui siti di blogger, sono stati segnalati alle forze dell'ordine e/o chiusi proprio per volere dell'industria musicale.

A quanto pare tutto questo non è sufficiente; nello stesso documento ci si lagna perché "Google continua a non dare la priorità ai siti legali di musica rispetto a quelli illegali nei risultati delle ricerche, sostenendo che il suo algoritmo si basa sulla rilevanza dei siti per i consumatori". In altre parole, l'IFPI accusa Google di pratiche anticoncorrenziali, dato che si rifiuta di censurare i risultati della ricerca a favore dell'industria musicale. Parole forti e senza precedenti, se dovessero arrivare davvero davanti a un giudice. Siamo sicuri che la censura sia la strada giusta? Non si rischia di creare un pericoloso precedente che potrebbe torcersi contro la libertà della Rete?