Google ha negato stamani di aver accettato un accordo fiscale con l'Italia. "La notizia non è vera, non c'è l'accordo di cui si è scritto. Continuiamo a cooperare con le autorità fiscali", ha dichiarato all'ANSA il portavoce di Google.
"Allo stato delle attività di controllo non sono state perfezionate intese con la società", si legge nella nota del procuratore della Repubblica di Milano, Bruti Liberati. Confermate le indagini in corso nei confronti del gruppo, dopodiché "saranno tratte le valutazioni conclusive".
Tutto è esploso stamani sulle pagine del Corriere della Sera e di altri testate. Sembrava che Google avesse accettato di pagare al Fisco italiano 320 milioni di euro di tasse per sanare la situazione fiscale del periodo 2008-2013.
Il Tribunale di Milano
Si sarebbe trattato di una svolta per l'Italia e per l'Unione Europea. Da quando è stato svelato il meccanismo di elusione fiscale adottato dai colossi statunitensi e Bruxelles ha iniziato a paventare la possibilità di una stretta qualcosa è cambiato. I tax ruling troppo vantaggiosi, siglati con i paesi compiacenti, non sono più tollerati.
Il Corriere sosteneva che Google avesse accettato di sedersi al tavolo con la Guardia di Finanza e la Procura di Milano per trovare un accordo su quegli 800mila euro di imponibile che ha incassato per le sue attività in Italia nel periodo contestato.
Sarebbe stata un'ottima mossa per scongiurare il rischio Web Tax e magari allontanare anche lo spettro della link tax.
Il quotidiano milanese citava un'indagine accurata e inattacabile, con prove inoppugnabili sui proventi pubblicitari e le transazioni infra-europee per aggirare il pagamento delle tasse nazionali.
La notizia è stata aggiornata in seguito alle ultime dichiarazioni stampa delle parti in causa.