Il controllo statunitense sull'ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) è sempre meno tollerato dai paesi emergenti. Cina e Kenya, in testa, sostengono che il governo di Internet dovrebbe essere sotto l'egida dell'ONU e non nelle mani di una società non-profit californiana.
ICANN
La querelle dura da tempo, ma con la recente introduzione dei domini personalizzati sembra che si stia cercando di favorire sempre di più l'industria del Primo mondo. Si stima infatti che il costo di un dominio personalizzato sarà di 185mila dollari, mentre la tariffa annua da pagare per il mantenimento sarà di 25mila dollari. Investimenti che i paesi emergenti difficilmente potranno permettersi. A questo bisogna aggiungere che la decisione di aprire la strada ai domini .xxx per alcuni paesi è stata bollata come un affronto.
"Icann è una delle istituzione più strane del mondo", ha dichiarato Shawn Gunnarson, legale dello studio Kirton & McConkie. "È una corporation californiana non-profit ma allo stesso tempo esercita poteri globali di grande entità con il controllo dei domini Internet".
"Ogni paese ha un probema con le decisioni dell'Icann", ha aggiunto Alexander Ntoko, responsabile strategie dell'ITU (International Telecommunication Union). "Non puoi avere una corporation controllata in un paese che si comporta come un coordinatore globale di Internet. Potrebbero decidere di fare qualcosa di diverso. Ci sono altre opzioni da esplorare".
In ogni caso il contratto tra il Dipartimento del Commercio statunitense e l'ICANN scadrà a marzo, e "non è scontato" che venga rinnovato. "Non sono sicuro che la primavera araba sarebbe mai avvenuta se i governi controllassero Internet", ha concluso Gunnarson. "Rifraseggiando una citazione di Churchill, Icann è la peggior forma di governo Internet fatta eccezione per tutte le altre"