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a cura di Alessandro Crea

Stephen Hawking è stato forse uno dei più grandi fisici del nostro tempo, sicuramente uno dei più mediatici. Ma se abbiamo avuto il privilegio di non perdere nemmeno una delle sue parole e dei suoi pensieri nonostante la MND (Motor Neuron Desease, Malattia del motoneurone) che l'ha progressivamente ridotto all'immobilità sin dagli anni Ottanta, lo dobbiamo anche agli sforzi ventennali di Intel e di una startup londinese.

La MND gli fu diagnosticata ad appena 23 anni nel 1963, ma la situazione precipitò soprattutto a partire dalla metà degli anni '70 quando perse la voce a seguito di un intubamento forzato dovuto a difficoltà respiratorie causate dalla polmonite contratta mentre visitava il CERN di Ginevra.

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Quell'episodio ha rischiato di privarci del pensiero di uno dei più lucidi scienziati contemporanei. Fortunatamente, dopo uno iato di circa una decina d'anni, arrivò la SpeechPlus col suo sintetizzatore vocale in grado di trasformare i testi in voce. Purtroppo però anche così la situazione tornò rapidamente a peggiorare perché a causa della MND Hawking stava perdendo completamente la propria motilità ed era sempre più difficile utilizzare la scheda su cui indicava le lettere che formavano le parole pronunciate poi dal sintetizzatore.

Nel 1997 ci pensò Gordon Moore, co-fondatore di Intel, a fornire una prima soluzione grazie al software WordPlus, che consentiva ad Hawking di usare un mouse per scegliere le parole su uno schermo montato sulla sua sedia a rotelle, un metodo che gli consentiva di scrivere 15 parole al minuto. Quando però nel 2008 anche la mano lo abbandonò la situazione divenne drammatica.

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Il team Intel che lo seguiva progettò un sistema a infrarossi collegato ai suoi occhiali, che leggeva i movimenti dei muscoli della guancia. Purtroppo però non c'era un software abbastanza veloce da star dietro alla decodifica di tutti i movimenti traducendoli in parole e frasi. Una situazione di stallo che durò fino al 2013 quando una startup londinese, SwiftKey, mise a disposizione di Stephen Hawking un sistema basato sull'utilizzo di Intelligenza artificiale in grado di predire con grande precisione quale parola Hawking volesse scrivere a partire da una singola lettera: era la base di quella che poi sarebbe diventata una delle app per smartphone più popolari.

Oggi in molti sono preoccupati o turbati dal cosiddetto post-umanesimo, ossia dalla possibilità che l'essere umano si evolva o si potenzi attraverso l'utilizzo di innesti cibernetici, ma la storia del rapporto tra Hawking, la sua malattia e la tecnologia, il modo in cui l'ha aiutato fino alla fine a dar voce al suo spirito scientifico e alla sua sete di conoscenza profondamente umana dovrebbe forse farci riflettere più a fondo su questi importanti temi.