Hollywood e provider mandano messaggi intimidatori ai pirati

Negli Stati Uniti major e ISP si sono uniti per dar vita al Center for Copyright Information. Si occuperà d'individuare utenti che scaricano contenuti illeciti, e cercherà di persuaderli a desistere.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Negli Stati Uniti sta nascendo il Center for Copyright Information, un organismo frutto di un accordo tra produttori di contenuti (cinema, TV e musica) e provider. Il suo scopo sarà creare regole per la protezione del diritto di autore che rispettino anche i diritti degli internauti.

L'accordo risale a diversi mesi fa, ma solo ora il gruppo sta prendendo forma: sono stati infatti nominati il direttore e alcuni membri del comitato consultivo. Ed è qui che sta la sorpresa, perché tra i dirigenti ci sono sia uomini "delle major" sia persone attive nella difesa dei diritti civili.

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L'obiettivo è dar vita al cosiddetto Copyright Alert System, grazie al quale i produttori potranno individuare indirizzi IP coinvolti nel file sharing illegale per poi comunicarli ai provider. Questi a loro volta notificheranno gli utenti preservandone la privacy. Il fine sarebbe educare i consumatori, non punire le infrazioni. Solo i più recidivi – chi riceve sei o più notifiche – rischiano una possibile azione legale, ma sarà possibile appellarsi e contestare gli avvisi.

Le possibili contromisure non contemplano solo il tribunale, ma potrebbero includere "una riduzione temporanea della velocità, il reindirizzamento a una pagina fissa finché il cliente non chiama per discutere la questione o altre misure decise dall'ISP", raccontava ArsTechnica alcuni mesi fa.

In molti credevano che questo si sarebbe trasformato in uno strumento di censura e punizione nelle mani di Hollywood, ma forse non sarà così. Timothy B. Lee fa infatti notare che le persone nominate alla direzione del Center for Copyright Information (CCI) esprimono un certo equilibrio tra gli interessi dei produttori e quelli degli utenti.

Questo sistema punta quindi a convincere gli utenti P2P a smettere di scaricare film e musica illegalmente, in favore di alternative legittime - senza scomodare gli avvocati. Senza dimenticare che il Comitato Consultivo (Advisory Board) dà opinioni, ma a decidere è il Consiglio Direttivo - più strettamente legato agli interessi di ISP e major.

"Comunque un seggio nel Comitato Consultivo dà ai difensori dell'interesse pubblico una qualche importanza. Presumibilmente non avrebbero accettato senza l'assicurazione che la loro opinione sarà presa sul serio, e se dovessero sentirsi ignorati potranno sempre dare le dimissioni, creando un danno d'immagine per il CCI", conclude Lee.

Anche negli Stati Uniti, naturalmente, si sta lavorando per creare leggi specifiche per limitare o eliminare le violazioni di copyright, così come accade nel resto del mondo. L'approccio "educativo" tuttavia ha una certa freschezza, una novità convincente se si seguirà davvero questa strada; una strada difficile e irta di ostacoli, perché è molto più semplice proibire che cambiare convinzioni radicate. Eppure il problema sta tutto lì, nella cultura di chi trova "giusto" scaricare per quella o l'altra ragione, ma anche in chi pensa che gli affari debbano continuare come se Internet non esistesse. Questi chi li educa?