Problema concreto o manovra anti Huawei? Dagli Stati Uniti nelle scorse ore attraverso Bloomberg è circolata la notizia secondo cui nelle reti Vodafone ci siano state vulnerabilità se non addirittura backdoor nascoste, per colpa di alcuni dispositivi Huawei. Il colosso cinese ha confermato la notizia, chiarendo però che i problemi risalgono al biennio 2011-12 e sono stati completamente risolti nello stesso periodo, ed ha anche respinto al mittente le accuse secondo cui tali falle avrebbero consentito accesso non autorizzato ai dati circolanti sulla rete dell'operatore.
Vodafone da parte sua ha aggiunto che il problema riguardava Telnet, un protocollo normalmente utilizzato da molti fornitori del settore per l'esecuzione di funzioni diagnostiche. "Non abbiamo prove di accessi non autorizzati. Il problema non era altro che un errore nel rimuovere una funzione diagnostica dopo lo sviluppo" ha anche sottolineato Vodafone.
Secondo un portavoce Huawei l'azienda era stata informata delle vulnerabilità, adottando tempestivamente le dovute misure correttive. "La vulnerabilità dei software rappresenta una sfida per l'intero settore. Come ogni fornitore ICT disponiamo di un sistema consolidato di rilevazione e risoluzione dei problemi che, una volta identificati, ci permette di lavorare a stretto contatto con i nostri partner per intraprendere l'azione risolutiva più appropriata".
Infine l'azienda cinese ha rigettato anche il termine backdoor utilizzato nell'articolo, chiarendo che con quest'ultimo si indicano solitamente l'integrazione volontaria di vulnerabilità che possono poi essere sfruttate i un secondo tempo, mentre in questo caso bisognerebbe parlare più correttamente di "difetti di natura tecnica nell'equipaggiamento".