Huawei e ZTE sotto indagine UE ma c'è aria di omertà

Il Commissario europeo per il Commercio Karel De Gucht ha deciso di proseguire le indagini per dumping a carico delle cinesi Huawei e ZTE. I concorrenti europei però si sono tirati indietro per il timore di ritorsioni sul mercato cinese.

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a cura di Dario D'Elia

La Commissione UE proseguirà con le indagini a carico di Huawei e ZTE, riguardanti la vendita sottocosto di numerosi prodotti. L'accusa è di "dumping", ovvero una pratica commerciale scorretta: si procede alla vendita di un bene o un servizio a un prezzo inferiore rispetto a quello praticato nel mercato di origine grazie a sussidi. È come se la Barilla si mettesse a vendere in Cina gli spaghetti fatti in Italia a prezzi più bassi dei nostri. L'Organizzazione Mondiale del Commercio la considera una violazione praticamente da più di 50 anni.

Dada-dumping

Il Commissario europeo per il Commercio Karel De Gucht ha il fascicolo sulla scrivania da più di un anno, ma la sfortuna vuole che le parti lese si siano tirate indietro. Bisogna ricordare infatti che l'indagine è partita grazie alle denunce ben documentate dei produttori europei come ad esempio Ericsson, Alcatel-Lucent e Nokia Siemens Networks.

Il problema è che una volta esploso il caso la Cina ha immediatamente minacciato ritorsioni. A quel punto tutti hanno compiuto un passo indietro per il timore di effetti collaterali sul mercato cinese delle telecomunicazioni. In verità il modus operandi di Pechino vale per ogni settore: appena vengono fatte le pulci a una sua azienda, si paventano chiusure o restrizioni sul corrispondente mercato cinese. E così chi non vuole mettere a rischio le proprie attività in Cina è costretto a cedere.

La novità rispetto al passato è che il Commissario De Gucht ha deciso di andare avanti lo stesso, anche senza il sostegno delle aziende comunitarie. Probabilmente il tema è caldo non solo per la questione commerciale ma anche per gli interrogativi sulla sicurezza.

Negli Stati Uniti si parla da tempo dei rischi di spionaggio riguardanti le apparecchiature di provenienza cinese. Al momento solo la Germania ha preso posizione, vietando a Huawei di partecipare all'appalto pubblico per la rete accademica di ricerca nazionale.