Huawei non è una spia ma assume il guru della sicurezza UK

Huawei ha pubblicato nel documento Cyber Security White Paper la sua policy aziendale e una sorta di difesa nei confronti di chi ritiene possa essere un pericolo per le TLC occidentali. Fa pensare l'assunzione dell'ex Chief Information Security Officer e Chief Information Officer del Governo britannico.

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a cura di Dario D'Elia

Huawei sostiene di non essere una spia al servizio della Repubblica Popolare Cinese, ma nel Regno Unito la preoccupazione nelle ultime settimane è comunque salita alle stelle. Il colosso cinese del mercato TLC ha pubblicato un rapporto di 24 pagine (Cyber Security White Paper) dove viene affrontata la questione sicurezza e trasparenza. Insomma, i timori che l'azienda possa approfittare della sua leadership nel settore per infiltrarsi nelle reti occidentali sarebbero infondati. Eppure negli Stati Uniti, Regno Unito, Australia e India l'argomento è caldissimo. I rispettivi governi si sono posti il problema di escludere o meno l'azienda da importanti appalti nazionali riguardanti le telecomunicazioni.

Huawei

Quando abbiamo sollevato la questione italiana - Huawei è il partner di riferimento praticamente di tutti gli operatori TLC nazionali - abbiamo immediatamente ricevuto una comunicazione da parte dell'azienda che si proponeva di gettare acqua sul fuoco.

"Huawei offre soluzioni rivolte al mondo delle telecomunicazioni in linea con i più elevati standard del settore, e come non esiste allo stato attuale alcuna prova che dimostri che Huawei abbia mai violato alcuna procedura di sicurezza. Negli Stati Uniti, Huawei ha assunto terze parti indipendenti specializzate in sicurezza, come la EWA, per monitorare e controllare le proprie soluzioni e certificare la loro sicurezza e la loro affidabilità", sosteneva Roberto Loiola, VP Western Europe

Per quanto riguarda il legame tra il fondatore e CEO Mr. Ren Zhengfei e l'Esercito Popolare di Liberazione cinese, informazione riportata da alcune testate americane, come Newsweek, ricordava che "Mr. Ren è solo uno dei tanti CEO al mondo ad aver prestato servizio militare, ma questo accadeva quasi trent'anni fa e i rapporti con l'esercito si fermano a quel periodo".

Suffolk

Oggi possiamo affermare che la collaborazione con i governi si è spinta oltre l'immaginazione, poiché lo stesso documento Huawei è firmato dall'ex maxi-consulente per la sicurezza informatica del Regno Unito. John Suffolk ha lasciato dopo 4 anni l'incarico di Chief Information Security Officer e Chief Information Officer del Governo di Sua Maestà per diventare Capo globale della Cyber Security di Huawei. Le regole sono state rispettate così come le procedure previste dal Gabinetto, ma è evidente che a Londra qualche dipartimento per la sicurezza sia in fibrillazione. Fra tutte le aziende del mondo doveva proprio scegliere la più discussa?

In verità fino a prova contraria Huawei non può essere incolpata di nulla, però è anche giusto sottolineare che nella peggiore delle ipotesi - considerato che rifornisce 45 dei 50 operatori TLC leader del mondo - lo scenario sarebbe a dir poco preoccupante. Se Huawei fosse stata iraniana, norcoreana, uzbeka o somala sarebbe cambiato qualcosa nel dibattito?