I Babilonesi erano astronomi eccezionali!

Altro che matematica di base, gli antichi astronomi babilonesi usavano metodi geometrici sofisticati per calcolare il movimento dei corpi celesti.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Gli antichi babilonesi erano astronomi migliori di quanto si pensasse. Finora si pensava che facessero il monitoraggio e l'annotazione del movimento del Sole, della Luna e dei pianeti per predire la posizione dei corpi celesti usando l'aritmetica di base. L'analisi di tavolette di creta in caratteri cuneiformi ha invece permesso agli studiosi di capire che questi astronomi, che vissero diversi secoli prima di Cristo, usavano anche metodi geometrici sofisticati, e più precisamente tecniche che in precedenza gli storici datavano 1400 anni più tardi, nel 14mo secolo.

sn babylonians

La notizia è di tale importanza che si è guadagnata un posto su Science, perché a conti fatti rimette in discussione la storia dell'astronomia. Come ha sottolineato lo storico John Steele della Brown University, che non faceva parte del gruppo di scienziati titolare della scoperta, questo studio "è un contributo estremamente importante per la storia dell'astronomia babilonese, e più in generale per la storia della scienza".

L'archeologo Mathieu Ossendrijver della Humboldt University di Berlino ha tratto le sue conclusioni su un riesame di alcune tavolette d'argilla custodite al British Museum, risalenti al periodo fra il 350 aC e il 50 aC.

Per una settimana all'anno negli ultimi 14 anni, Ossendrijver ha studiato la collezione di tavolette di creta custodita al museo londinese, interpretando la scrittura cuneiforme babilonese. Il suo intento era risolvere un puzzle racchiuso in due tavolette zeppe di calcoli astronomici. Fra le altre informazioni, contenevano anche le istruzioni per la costruzione di una figura trapezoidale che sembrava estranea a qualsiasi oggetto astronomico.

Fra il 2002 e il 2008 Ossendrijver ha studiato altre due tavolette con lo stesso disegno, che sembrava ricondurre a Giove, il pianeta gigante amato dai Babilonesi, che lo equiparavano a Marduk, la loro divinità principale nella città di Babilonia. Ma il legame con Giove restava oscuro.

Poi, alla fine del 2014 lo studioso ebbe un incontro con l'assiriologo Hermann Hunger dell'Università di Vienna, che gli portò delle foto scattate decenni prima in cui era raffigurata una tavoletta babilonese che descriveva un qualche tipo di calcolo astronomico. Le immagini erano sfocate e le iscrizioni inclinate, ma quando le studiò Ossendrijver si rese conto che i numeri erano identici a quelli presenti nelle iscrizioni a trapezio. Confrontando le foto con frammenti di altri testi babilonesi capì che i calcoli descrivevano il moto di Giove.

babylonian tablet jupiter calculation

Ossendrijver comprese che i calcoli trapezoidali erano in realtà uno strumento per il calcolo dello spostamento quotidiano di Giove lungo l'eclittica, il percorso apparente che il Sole compie in un anno rispetto allo sfondo della sfera celeste. I calcoli registrati sulle tavolette coprivano un periodo di 60 giorni, a partire dal giorno in cui Giove faceva la sua prima apparizione nel cielo notturno, poco prima dell'alba.

Durante questo intervallo di tempo il movimento di Giove nel cielo sembra rallentare, e nelle tavolette si trova un grafico della velocità apparente di Giove, in modo che l'area sotto alla curva tracciata formi un trapezio. L'area del trapezio a sua volta fornisce la distanza dello spostamento di Giove lungo l'eclittica durante i 60 giorni. Calcolare l'area sotto alla curva per determinare un valore numerico è un'operazione di base, nota come integrale tra due punti. Peccato che stando alle stime precedenti i Babilonesi non avrebbero dovuto saperlo fare.

Non solo: con ulteriori studi Ossendrijver capì che gli astronomi che compilarono le tavolette avevano fatto un passo ulteriore. Per calcolare il momento in cui Giove si sarebbe trovato a metà strada lungo l'ellittica, gli astronomi divisero i 60 giorni in due aree trapezoidali uguali ma più piccole. La linea verticale che divideva i due trapezi segnava il tempo a metà strada; a causa delle diverse forme dei trapezi, non erano indicati 30 giorni ma leggermente meno.

babylonian tablet trapezoid jupiter

In sostanza i babilonesi avevano sviluppato "astratti matematici, idee geometriche sulla connessione tra il movimento, la posizione e il tempo che sono comuni a qualsiasi fisico moderno o a un matematico".

Rispetto alla complessa geometria abbracciata dagli antichi Greci alcuni secoli più tardi, con i suoi cicli ed epicicli, le iscrizioni riflettono "una concezione più astratta e profonda di un oggetto geometrico in cui una dimensione rappresenta il tempo", spiega lo storico Alexander Jones della New York University. "Finora non si era trovata traccia di tali concetti prima dei testi europei del 14° secolo sui corpi in movimento".

Jones aggiunge che capire come gli astronomi babilonesi abbiano acquisito queste conoscenze geometriche "ci direbbe qualcosa sul perché gli esseri umani fanno scienza, e di tanto in tanto la fanno anche molto bene".