I blogger pro-anoressia rischiano fino a 2 anni di reclusione

Proposta di legge firmata Michela Marzano per colpire blog, siti Web e non solo che istigano all'anoressia. Abbiamo intervistato un esperto: lo psicologo - psicoterapeuta Nicolò Terminio.

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a cura di Dario D'Elia

Incitare all'anoressia su blog, forum e siti Web è istigazione al suicidio? Secondo la deputata Michela Marzano (PD) e almeno altri 50 esponenti politici di ogni schieramento politico la risposta è sì. Uno specialista psicologo-psicoterapeuta che si occupa da anni del problema però risponderebbe no.

"Allora dovrebbero dire che è istigazione al suicidio anche vendere la droga, avere le slot machine. Perché ad esempio nei giocatori d'azzardo il tasso di suicidio è quattro volte superiore rispetto alla popolazione normale, anche se il dato non viene diffuso sui media", spiega a Tom's Hardware Nicolò Terminio, responsabile clinico della Comunità terapeutica "Il Ponte" (Servizio Specialistico Residenziale per soggetti tossico/alcoldipendenti e giocatori d'azzardo patologici) di Aosta.

Michela Marzano, deputata dal 2013 ma più nota come filosofa e docente all'Università di Parigi V, è firmataria di una proposta di legge che prevede l'introduzione dell'articolo 580-bis del codice penale, ovvero durissime pene per chi istiga "a pratiche alimentari idonee a provocare l'anoressia, la bulimia o altri disturbi del comportamento alimentare". Nel 2009 fecero un'analoga proposta alla Camera i deputati Lorenzin, Contento e Costa: sotto accusa i siti cosiddetti pro-ana (anoressia) e pro-mia (bulimia). 

Oggi si parla di reclusione fino a un anno e sanzioni pecuniarie comprese tra 10.000 euro e 50.000 euro. Nel caso di minori di quattordici anni o persone prive della capacità di intendere e di volere la pene raddoppiano.

Anoressia

La proposta prevede anche "azioni e iniziative volte a prevenire e diagnosticare precocemente l'anoressia, la bulimia e gli altri disturbi del comportamento alimentare" con l'aiuto del Servizio sanitario nazionale. Senza contare il miglioramento dell'educazione alimentare nelle scuole. Il costo per l'intero progetto dovrebbe ammontare a 1 milione di euro l'anno, considerato il triennio 2014/2015/2016.

"Molte leggi hanno una valenza simbolica. Quasi nessuno va in galera per istigazione al suicidio. Ma deve essere chiaro che spingere un'adolescente a non mangiare più, è una istigazione alla morte. E infatti in Francia dal 2008 esiste una legge simile e Spagna e Inghilterra ne stanno discutendo", ha spiegato Marzano. Però qualcosa non torna, almeno secondo il Dott. Terminio: "Parlare di ragazze anoressiche fa più clamore, ma i siti pro-ana non nascono per fare guadagni. Sono creati da persone malate. Queste comunità nascono sulla condivisione di un sintomo".

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Lo psicologo sostiene che certamente questi siti o blog sono negativi, ma la condanna è morale. Poi eventualmente la legge consente già in casi estremi di intervenire con l'oscuramento.

"Quando una persona vuol farsi fuori non è perché ce n'è un'altra che lo convince a suicidarsi. Il problema clinico semmai è come convincere le persone a non suicidarsi", prosegue Terminio. "Vanno proibiti i siti pro-ana, ma dire che la loro creazione istiga al suicidio non è accettabile perché bisognerebbe analizzare caso per caso".

Estremizzando anche un tossicodipendente che convince un altro ad assumere sostanze dovrebbe essere considerato responsabile di un'eventuale overdose altrui? Il senso comune forse propenderebbe verso una direzione, ma la clinica procede in modo diverso.

"Il problema semmai è che i gruppi pro-ana online hanno fatto fuori quelli ambulatoriali (e non) per anoressiche che erano nati negli anni '90. Oggi le ragazze si rivolgono al web. In alcuni casi a persone che dicono di aver superato il problema e in altri a persone che condividono la scelta di ridurre sempre di più il proprio peso", ricorda Terminio.

Online però non viene affrontato il tema chiave, ovvero le motivazioni profonde che spingono (o hanno spinto) l'individuo a fare propri comportamenti auto-distruttivi. "La legge vuole stabilire legalmente che il male di chi vuole di uccidersi non è dentro ma fuori. La psicoanalisi insegna invece che ciascuno è sempre responsabile del proprio male. E la scelta del suicidio chiama in causa semmai un'insodabile decisione dell'essere oltre che un condizionamento esterno", conclude lo psicologo.

"Dietro al sintomo c'è un fantasma inconscio. Puoi smettere di essere anoressico o consumare sostanze ma se non hai risolto le questioni inconsce rimani a potenzialmente a rischio".

A chi volesse approfondire l'argomento consigliamo il libro "Incontrare le generazioni. Anoressia-bulimia e trattamento della famiglia" di Nicolò Terminio.