I Predator italiani verranno armati con missili e bombe, primo sì degli Stati Uniti

Il Dipartimento di Stato statunitense ha dato l'ok alla vendita dei kit per armare due Predator italiani. Manca l'approvazione del Congresso ma è una formalità.

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a cura di Dario D'Elia

I Predator italiani (General Atomics MQ-9 Reaper) a breve potrebbero essere armati con missili e bombe laser-guidate. Ieri il Dipartimento di Stato statunitense ha approvato la vendita dell'equipaggiamento, dei ricambi e di tutto il supporto logistico di cui l'Italia avrà bisogno per rendere offensivi due MQ-9 – oggi impegnati nella penisola arabica per attività di supporto.

MQ 9
MQ 9 Reaper della RAF

Come avevamo anticipato nel nostro reportage presso la base di Amendola, i Predator A+ (MQ-1) e i Predator B (MQ-9A) dell'Aeronautica Militare Italiana attualmente non sono dotati di armamenti ma esclusivamente di sistemi di sorveglianza e ricognizione.

I costi stimati sono di 129,6 milioni di dollari (al cambio 119 milioni di euro) e prevedrebbero la fornitura di 156 missili AGM-114R2 HELLFIRE II, 8 HELLFIRE II, missili per il training M36-E8 (CATMs), 30 bombe laser-guidate GBU-12, 30 bombe GBU-38 (JDAMs), 5 HELLFIRE M34 per training, 30 bombe laser-guidate GBU-49, 30 GBU-54 Laser JDAMs; 26 attacchi per bombe, 6 kit arma e istallazione per MQ-9, 13 lanciatori M-299 e 2 sistemi di test AN/AWM-103.

Inoltre si parla di formazione del personale militare italiano per la gestione delle armi e dell'equipaggiamento, fornitura di parti di ricambio, documentazione tecnica e assistenza del governo statunitense e del fornitore General Atomics.

"È nell'interesse strategico degli Stati Uniti supportare i contributi alla sicurezza portati dall'Italia in qualità di capace e interoperabile alleato", si legge nel documento ufficiale. "L'Italia è una grande potenza politica ed economica nella NATO e un partner democratico chiave degli Stati Uniti per assicurare la pace e la stabilità nel mondo".

Il Dipartimento di Stato ha anche svelato quali siano le motivazioni che hanno spinto l'Italia a fare questa richiesta – in verità sul tavolo dal 2011. Prima di tutto il supporto e il potenziamento delle sue attività in ambito NATO e nelle operazioni della coalizione. In secondo luogo l'incremento della flessibilità operativa. Infine "accrescere la sopravvivenza delle forze italiane schierate".

La nota del Dipartimento di Stato per il Congresso ricorda che si tratta ancora di una vendita potenziale, e che l'accordo non è stato ancora portato a compimento. Per altro si attende proprio il voto del Congresso, dato comunque per favorevole.

Sul fronte italiano è atteso un delicato dibattito sull'argomento, poiché il contratto d'acquisto dovrà essere autorizzato dal Parlamento.