I produttori discografici scontenti di Google per la pirateria

L'associazione dei produttori discografici si è lamentata di Google, che non farebbe abbastanza per impedire che dalle ricerche online si arrivi a file pirata. Google rimanda le accuse al mittente, in una querelle che sembra lontana da una soluzione.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La RIAA (Recording Industry Association of America) è in collera con Google. Secondo i produttori cinematografici infatti il colosso della ricerca non fa abbastanza per limitare la pirateria; vorrebbero avere a disposizione possibilità illimitate per far cancellare i collegamenti delittuosi dalle SERP (search engine result page).       

Lo ha fatto sapere un dirigente della stessa RIAA tramite un blog aziendale, dove si sottolinea che i dati pubblicati da Google nel report sulla trasparenza possono essere ambigui, se non fuorvianti. L'azienda di Mountain View afferma di rimuovere almeno 1,2 milioni di link pirata ogni mese, proprio su richiesta dei produttori, ma ciò non è sufficiente.

Google, fondato ai Caraibi da Long John Silver

Google infatti "limita artificialmente il numero di ricerche che un titolare di copyright può fare per individuare violazioni" e "limita il numero di collegamenti per i quali si può chiedere la rimozione". Insomma, l'associazione delle case discografiche vuole più controllo su Google, per assicurarsi che nessuno possa trovare collegamenti a materiale pirata.

Second Matt McGee di Search Engine Land tuttavia nel primo caso si tratta probabilmente di una questione tecnica, mentre per la seconda questione ha interpellato direttamente Google. "Non abbiamo mai imposto nessun limite alle notifiche che un titolare di copyright può spedirci, ma abbiamo alcune barriere tecnologiche nel nostro programma per evitare flooding accidentali del sistema".

In altre parole secondo Google l'unico problema è che il sistema evita che i produttori usino programmi automatici per spedire migliaia di richieste alla volta. L'altro elemento curioso è che nella lista dei partner che fanno più richieste di cancellazione la RIAA è solo quinta, preceduta da Microsoft, NBC, BPI ed Elegant Angel. Se volessero spedirne di più sarebbe quindi possibile, o almeno sembra.

Difficile determinare quale sia il giusto compromesso. Da una parte i produttori credono che i loro sforzi per cercare e segnalare link illeciti non siano ripagati, e dall'altra Google deve soddisfare tanto chi detiene i diritti quanto gli utenti che fanno ricerche online.

Filtrare regolarmente i file torrent, e promuovere siti per la musica legale come iTunes, Amazon o altri sarebbe la giusta soluzione? Può darsi, ma forse non è il comportamento che ci si aspetta da un motore di ricerca.