SoftBank è un'azienda giapponese specializzata nelle telecomunicazioni e nei media che lo scorso anno, in collaborazione con la francese Aldebaran Robotics, ha presentato Pepper, il primo robot umanoide in grado di provare emozioni. Non si tratta di un robot destinato all'utilizzo domestico, ma di un vero e proprio compagno per l'uomo, capace di conversare, riconoscere le persone e vivere in autonomia.
Tutte queste caratteristiche che lo rendono "quasi" umano hanno allarmato SoftBank circa il possibile sfruttamento sessuale dell'androide. L'azienda, allora, ha esplicitamente scritto nell'accordo con l'utente finale, che il proprietario non deve praticare nessun atto sessuale o assumere qualunque altro comportamento indecente con Pepper.
Un allarme simile era già stato lanciato dalla campagna contro la creazione di robot per uso sessuale, secondo cui la costruzione di simili umanoidi causerebbe una degenerazione del concetto stesso di sesso e ridurrebbe l'empatia umana. La necessità di una campagna di sensibilizzazione riguardo al tema nascerebbe dal fatto che è importante creare e sviluppare una risposta etica di fronte alla diffusione di queste nuove tecnologie.
SoftBank, in realtà, aveva già fissato delle linee guida per l'impiego di Pepper che imponessero dei limiti relativi agli ambiti di utilizzo del robot, proprio per evitare che "l'affabilità di Pepper non sia confusa con qualcosa di meno innocente", dice l'azienda.
Pepper viene utilizzato come operatore per il customer service nelle banche e nei negozi, nonché come receptionista d'albergo e per altri scopi commerciali. Aldebaran prevede una diffusione del robot a livello internazionale nei prossimi mesi e, sicuramente, di pari passo con il suo successo, non mancheranno altre restrizioni, avvisi e consigli sul corretto utilizzo di Pepper o dei suoi simili.