IAB 2006: la pubblicità online tira sempre di più

Durante il più importante convegno italiano sulla pubblicità online sono emersi dati piuttosto incoraggianti: entro 10 anni l'adv digitale rappresenterà il 10% del mercato.

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a cura di Dario D'Elia

Le più importanti società di ricerca, all'inizio del 2006, hanno registrato un netto aumento degli investimenti nel settore della pubblicità online. Negli Stati Uniti, infatti, si parla da tempo di una sorta di new economy 2.0, una condizione IT positiva senza però gli eccessi del passato. La novità è che questa ventata di freschezza si inizia a respirare anche in Italia, almeno stando agli ultimi dati diffusi durante lo IAB Forum 2006. Il convegno sulla pubblicità interattiva, svoltosi presso il Milano Convention Center fra l'8 e il 9 novembre, ha visto la partecipazione di almeno 2000 addetti ai lavori. Per la prima volta un po' più sorridenti e fiduciosi nei confronti del futuro – almeno considerando le numerose interviste pubblicate online su blog più o meno ufficiali.

Tutti ottimisti, insomma, grazie soprattutto ad una rilevazione statistica che conferma l'incremento del 50% del fatturato pubblicitario digitale italiano – rispetto al 2005. Si parla di circa 200 milioni di euro. Una goccia d'acqua se confrontati con gli oceani della televisione, ma pur sempre qualcosa di più del deserto degli ultimi anni. Eppure in questi tre giorni si è respirata un'aria di euforia, come se il mercato italiano stesse per spiccare il volo.

"Il 10% della pubblicità italiana viaggerà su Internet entro il 2010, anche se adesso siamo solo al 2%. I consumatori sono diventati il sesto potere dopo la carta stampata e la televisione e oggi in Italia 20 milioni di essi navigano su Internet, trascorrendo in media 17 ore al mese ciascuno. Siamo di fronte ad un dato che dovrebbe far riflettere chi oggi programma i propri investimenti pubblicitari", ha dichiarato Layla Pavone, presidente di Iab Italia, l'Interactive Advertising Bureau.

Ma non è solo la presenza e la persistenza online degli utenti a favorire questa ripresa. La maggiore interazione, dovuta al cosiddetto Web 2.0, sembra coagulare investimenti e nuovi target, nonché stimolare nuove strategie marketing. "Il consumatore chiede qualcosa di diverso, non è più spettatore, è il centro, vuole delle risposte e delle informazioni. L'azienda si dovrà inserire nella conversazione, sarà una azienda che partecipa alla conversazione, anche nei blog.. e nei social network", ha aggiunto Pavone. "Internet è nato per alimentare un dialogo universale. Il difficile target dei giovani che sfugge regolarmente alla televisione, lo ritroviamo tutto sul Web".