IAB Forum, web paladino del si può fare

IAB Forum 2009 conferma il buon momento del web italiano ma anche l'assenza di politiche adeguate che guardino al futuro

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

L'inaugurazione dello IAB Forum 2009 ha sottolineato ancora una volta le incongruenze del panorama italiano: da una parte le potenzialità del web, dall'altra la latitanza delle istituzioni. L'assenza del sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha lasciato un po' tutti con l'amaro in bocca.

IAB Forum 2009, no signal per qualcuno

Il comparto web è probabilmente uno dei pochi a andare bene, ma forse proprio per questo motivo quei famosi 800 milioni di euro che dovrebbe sbloccare il CIPE
, per la rivoluzione broadband, rimangono una chimera.

Manca di "furbizia" anche Nielsen che si permette di sbandierare ai quattro venti come il web sia diventato un fenomeno di massa: i navigatori italiani attivi hanno raggiunto le 23 milioni di unità (il 43% della popolazione). L'ultimo rapporto dati Audiweb conferma persino "1,3 milioni di utenti in più rispetto ad agosto".

"Rispetto a settembre 2008 si è registrato un forte aumento in tutte le metriche: tempo speso online (+ 29%), pagine viste (+ 28%) e sessioni mensili (+9%). Le sessioni mensili sono state 37, le pagine visualizzate da ogni utente hanno raggiunto quota 2.235 e i navigatori sono rimasti collegati in media quasi 32 ore, superando quindi la soglia di un'ora al giorno", si legge nel comunicato Nielsen.

Il web scoppia di salute, non gira con il cappello in mano e quindi sembra non meritare attenzione. Il presidente di IAB Italia, Layla Pavone, però ieri mattina ha agitato cifre che farebbero sciogliere le borse anche all'ultimo dei taccagni. "Il mercato dell'advertising online è salito al 10,5%, in un contesto che vede gli altri media in sensibile difficoltà", ha dichiarato Pavone.

"Siamo anche convinti, però, che aziende e Pa debbano imparare velocemente a capitalizzare le potenzialità di internet per la propria innovazione, modificando il modo di comunicare e fare business per la propria competitività. Questo processo passa anche attraverso un ripensamento degli investimenti pubblicitari".

Insomma, la domanda italiana è alta, la crescita è costante, gli inserzionisti fanno la fila. Possibile che i capitani coraggiosi preferiscano navigare solo mari (o cieli) impervi?