iCloud bucato dagli hacker e dalle critiche di Wozniak

Il cofondatore di Apple esprime profonde preoccupazioni verso il cloud computing e i relativi problemi per la sicurezza. Allo stesso tempo alcuni hacker danno una dimostrazione pratica dei rischi.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Per Steve Wozniak il cloud computing è una cosa orrenda, o almeno lo sarà quando tutti avranno i propri dati su qualche server. Il cofondatore di Apple trova preoccupante l'idea di archiviare i propri dati in "luoghi" sui quali non si ha nessun controllo.

"Sono davvero preoccupato riguardo a tutto ciò che andrà nella cloud. Credo che sarà orrendo e che ci saranno un sacco di terribili problemi nei prossimi cinque anni", ha spiegato il noto ingegnere, esprimendo così una preoccupazione condivisa da molti.

Steve Wozniak

Non sappiamo se le cose saranno orribili come prevede "Woz" ma di certo i pericoli esistono. Solo la settimana scorsa si è parlato di una violazione che ha colpito Dropbox e sono ancora freschi nella memoria gli attacchi da parte di Anonymous a Sony, Microsoft, istituti di carte di credito e altri.

L'ultima ad aggiungersi alla lista è la stessa Apple. Alcuni hacker, ancora anonimi, sono infatti riusciti a penetrare in un account iCloud e a cancellare da remoto i contenuti dei dispositivi abbinati. Il proprietario si è così trovato con iPhone, iPad e MacBook cancellati e resettati ai valori di fabbrica e lo stesso destino è toccato all'account Google con anni di posta elettronica.

È la vicenda accaduta a Mat Honan (giornalista in ambito tecnologico), che davvero non si può esitare a definire orribile. Ad aggravare la situazione c'è il fatto che in qualche modo è stata la stessa Apple a concedere l'accesso ai criminali: questi infatti si sono limitati a usare il servizio di recupero password e grazie a un po' di social engineering sono riusciti a superare le domande di sicurezza. Una storia che può sembrare assurda a chi conosce le impostazioni di sicurezza di Apple, paranoiche sotto alcuni aspetti, ma che potrebbe succedere a ognuno di noi in qualsiasi momento.

Anche senza scenari apocalittici come quello descritto resta il fatto che "con il cloud computing, non possediamo niente. Ma abbiamo già firmato e sottoscritto. Più avanziamo nel trasferire tutto nel Web, e meno abbiamo il controllo delle informazioni", come ha commentato Wozniak.

Il dilemma è ancora da risolvere, perché da una parte i servizi online ci danno una gran comodità e migliorano la nostra vita: da Dropbox ai salvataggi online della PlayStation, passando per i documenti di Google Docs e Office 365. Dall'altro lato però è vero che si tratta d'informazioni personali, più o meno delicate, salvate su server che non ci appartengono: spesso i termini d'uso sono tutt'altro che chiari, a volte persino vessatori, e c'è sempre il pericolo di intrusioni come quelle raccontate. Come comportarsi?