Il cervello umano batte i supercomputer, ecco la prova

In un esperimento un secondo di attività neurale del cervello umano ha occupato per 40 minuti il supercomputer K.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Il nostro cervello è una macchina talmente complessa che oggi nemmeno i supercomputer più potenti riescono a tenere il passo. È questo in sostanza che è emerso da un esperimento condotto da un gruppo di ricercatori giapponesi e tedeschi, che hanno cercato di simulare con un computer l'attività neurale nel cervello umano.

Per riprodurre il lavoro fatto da 1,73 miliardi di cellule nervose connesse da 10.400 miliardi di sinapsi per il tempo di un secondo ci sono voluti 82.944 processori del supercomputer K e 1 petabyte di memoria (24 byte per sinapsi). Così facendo l'attività biologica di un secondo è stata replicata in 40 minuti.

Rete neurale 

Per avere un'idea delle proporzioni, la simulazione ha coinvolto solo l'1 percento della rete neurale totale del cervello umano. Per riprodurre l'attività neurale del nostro cervello nella sua completezza, sempre per un solo secondo, ci sarebbero voluti quasi due giorni e mezzo.

Il supercomputer insomma ha fatto una magra figura, anche se i ricercatori si sono detti entusiasti del risultato conseguito. Il capo del progetto, Markus Diesmann, ha spiegato che "se un computer peta-scale come il supercomputer K è in grado di riprodurre l'1% della rete neurale del cervello umano, ne segue che sarà possibile simulare l'intera rete neurale e le sue sinapsi con i computer exa-scale che dovrebbero essere disponibili entro il prossimo decennio".

Il supercomputer K

Un sistema operativo a 1 exaflop sarebbe mille volte più potente di un sistema operativo a 1 petaflop. Il punto è che capire i misteri del cervello umano non è solo una questione di scala di calcolo o del software che viene impiegato per l'elaborazione.

Ci sono progetti in tutto il mondo per cercare di indagare e capire a fondo le dinamiche di quest'organo, come per esempio lo Human Brain Project europeo o il BRAIN initiative statunitense. E ci sono aziende, tra cui IBM, che sono impegnate da tempo in questa sfida. L'ultimo esperimento è senza dubbio un passo avanti, ma la sensazione è che ci vorrà ancora molto tempo per sostituire il nostro cervello con un computer.