Il futuro dei satelliti spazzatura: il riciclo

Intervista - Il fondatore di D-Orbit, Luca Rossettini, ci spiega rischi e costi dei satelliti in disuso e la sua idea per farli diventare una fonte di profitto.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Il futuro dei satelliti spazzatura: il riciclo

Con la soluzione che abbiamo descritto si possono deviare i satelliti fuori uso dall'orbita terrestre, parcheggiandoli in un'area cimitero oppure riportandoli verso la Terra e facendoli cadere in aree non abitate per non fare danni a cose o persone.  Rossettini ci spiega però che questa soluzione non è quella ottimale. "Per come sono progettati oggi i satelliti non si può fare diversamente" dice l'ingegnere.  I satelliti vengono progettati e assemblati affinché durino il più a lungo possibile nelle condizioni che trovano in orbita, non sono fatti per essere disassemblati.

Il passo successivo da fare per la sostenibilità ambientale è il recupero dei satelliti, che passa per la possibilità di disassemblarli direttamente nello Spazio, in modo da non avere bisogno di deorbitarli. Anzi, per dirla tutta ci sono molte parti che potrebbero essere riciclate, con abbattimento dei costi e una maggiore profittabilità di chi li produce.

Per esempio, una stazione orbitante come la ISS potrebbe essere adibita anche all'attività di disassemblaggio e riciclo dei satelliti, di modo che non siano più una minaccia ma diventino una risorsa per l'umanità.

Il problema è che bisogna cambiare l'ottica con cui i satelliti vengono prodotti, a partire proprio dalla progettazione. Senza dubbio si tratta di un obiettivo ambizioso, ma nella corsa allo Spazio che si è innescata con la privatizzazione di questo settore è un passaggio fondamentale che va messo in programma se si vuole garantire la sicurezza degli equipaggi, delle comunicazioni e degli abitanti del nostro Pianeta.