Il futuro del mondo senza italiani, uno su quattro insufficiente in matematica

Il rapporto di Save The Children conferma una situazione drammatica per i nostri studenti. Tantissimi non riescono ad acquisire competenze di base, perché mancano occasioni formative. La mobilità sociale è praticamente inesistente, soprattutto per chi viene da una famiglia povera.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Che la scuola in Italia abbia un sacco di problemi è purtroppo un fatto noto, e con ogni probabilità il peggiore di tutti è che non riusciamo a istruire bene i nostri studenti. Periodicamente i test PISA ci confermano che bambini e ragazzi sono "indietro" rispetto alla maggior parte dei loro coetanei nel resto del mondo, e ora un nuovo rapporto di Save The Children dipinge un futuro ancora più grigio per il nostro paese.

Perché ne parliamo su Tom's Hardware? Perché non si vive di soli processori, schede grafiche e smartphone. Perché anche noi siamo parte di questo Paese, e desideriamo un futuro migliore per tutti noi, perché anche noi siamo stati figli e siamo genitori. Perché questo tema è della massima importanza. Perché l'Italia merita una generazione che possa contare sviluppatori, crittografi, analisti, saggisti, scrittori, registi. Perché un essere umano merita gli strumenti per fare della propria vita ciò che vuole.

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Save The Children parla di povertà educativa, ed è un tema di cui tutti dovremo preoccuparci, perché più passa il tempo e più difficile sarà per il nostro Paese, per tutti noi, trovare posto in una società che richiede sempre di più persone con capacità sviluppate ben oltre i livelli minimi offerti dalla scuola.

E invece "quasi il 25% dei quindicenni è sotto la soglia minima di competenze in matematica e quasi 1 su 5 in lettura", recita il rapporto della Onlus. Limitandosi alle famiglie più povere, prevedibilmente, va ancora peggio, con percentuali del 36 e del 29% rispettivamente. "Povertà economica e povertà educativa, infatti, si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione".

Ai nostri bambini facciamo mancare l'asilo nido, il tempo pieno a scuola, le attività extrascolastiche. "In particolare, il 48,4% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nell'anno precedente, il 69,4% non ha visitato un sito archeologico e il 55,2% un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva".

Un paese che rinuncia a curare i suoi bambini rinuncia al suo futuro

La conclusione è che in "Italia, una parte troppo ampia degli adolescenti è priva di quelle competenze necessarie per crescere e farsi strada nella vita", come ha commentato Valerio Neri, Direttore Generale di Save The Children. L'associazione rileva poi che il divario è anche geografico e di genere, oltre che sociale: stanno peggio le regioni del Sud, e stanno peggio i ragazzi delle ragazze. Differenze anche per nazionalità: i nati in Italia da genitori italiani sono quelli con meno lacune – comunque alte – seguite dai miranti di seconda generazione e poi quelli di prima generazione.

L'associazione si propone obiettivi per arginare il problema entro il 2030, anno entro il quale si vorrebbero garantire migliori strumenti formativi ai nostri studenti. E, come Paese, ne abbiamo un bisogno disperato. Così oggi a molti italiani sono preclusi tutti i lavori che richiedono competenze anche minime. Come possiamo sperare d'inserirci un mondo dove programmazione, competenze scientifiche di base, comprensione e creazione di testi sono il pane quotidiano?

E se un giorno le scuole avessero dal governo tutti i soldi che vogliono, e i militari dovessero vendere torte per comprarsi i carrarmati?

Servirà a ben poco citare i casi di eccellenza, dalle elementari alle università: ce ne sono tanti, e ci sono esempi di cui possiamo andare orgogliosi, certo. Ma la cruda verità è che un bambino iscritto a una scuola pubblica può solo sperare di avere genitori che in qualche modo compensino le lacune, che lo invitino a leggere, che lo portino ogni tanto a un museo, che gli mostrino così che lo possano arricchire come persone. Il risultato? Se mamma e papà danno valore alla cultura e hanno qualche risorsa, parti e resti avvantaggiato. Se sei nato nella famiglia sbagliata, invece, in Italia sei praticamente condannato.

Tolleriamo questa situazione da sempre, forse ci siamo persino abituati, ma dobbiamo cambiare marcia. Se oggi siamo "fanalino di coda", domani non saremo nemmeno parte del convoglio. Non è che il progresso del mondo ci stia lasciando indietro, è che noi stiamo facendo di tutto per perdere il treno del futuro – e al momento ci stiamo riuscendo benissimo.

Il rapporto di Save The Children è ricco di dati e proposte, e vale davvero la pena di leggerlo – se fate parte di quella minoranza fortunata che può affrontare e comprendere un testo simile. Al momento possiamo solo sperare che la situazione cambi in fretta, mentre si avvicina velocemente un futuro terribile, nel quale nascere in Italia sarà sinonimo di ignoranza e incompetenza. Sì, ancora più di quanto lo sia oggi. 

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