Il futuro della ricarica senza fili è nelle mani di Starbucks

Saranno Starbucks, McDonalds e altre catene a scegliere quali aziende prevarranno nell'emergente settore della ricarica senza fili. I sistemi installati nei locali, infatti, sono destinati a diventare lo standard.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Nella mondo della ricarica senza fili di tablet e smartphone ci sono due gruppi d'interesse che si stanno affrontando, ma a vincere sarà uno solo e a stabilirlo saranno bar e caffetterie. È questa la più che credibile ipotesi espressa da D. Schreiber (AD, Powermat), che prende a esempio la "vittoria" del Wi-Fi sull'homeRF. 

A stabilire quale sistema sarebbe stato quello vincente per la comunicazione senza fili, spiega Schreiber, furono i locali che abbracciarono il Wi-Fi, Starbucks in particolare, spingendo i produttori di notebook a fare lo stesso: dovevano assicurare ai clienti un prodotto che si potesse usare degustando un cappuccino da sette dollari.

Nokia Lumia 920 con stazione di ricarica senza fili

Ebbene, i locali stanno cominciando a offrire stazioni dedicate per ricaricare lo smartphone e usare il notebook degustando una colazione da quindici dollari. E dovranno scegliere tra Power Matters Alliance (PMA) e Wireless Power Consortium (WPC), i due gruppi che stanno portando avanti soluzioni per la ricarica senza fili.

Schreiber, che fa capo al primo gruppo, crede che sarà ancora una volta Starbucks a decretare il vincitore. La soluzione del Wireless Power Consortium è già presente su molti dispositivi, con lo standard Qi, ma il gruppo PMA si è già accaparrato la celebre catena di caffetterie, McDonalds e altre realtà meno note. Stanno inoltre arrivando adesioni anche da nuove aziende, ognuna con le sue idee sulla ricarica senza fili.

Tutto sommato, per i consumatori non dovrebbe cambiare molto. Entrambi i gruppi d'interesse hanno sistemi che usano la ricarica induttiva, e le differenze tra uno e l'altro non sembrano davvero rilevanti. Che vinca PMA o WPC, comunque, fa una strana impressione sapere che a determinarlo non saranno le preferenze dei consumatori o quelle delle aziende coinvolte, ma le scelte di bar e caffetterie.