Il Garante della Privacy a gamba tesa sul trasferimento dati negli USA

Il Garante della Privacy ha recepito l'indicazione della Corte di Giustizia UE sul regime introdotto in virtù dell'accordo "Approdo sicuro" con gli Stati Uniti.

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a cura di Dario D'Elia

Il Garante della Privacy ha riconosciuto il decadimento dell'autorizzazione "Approdo sicuro" che fino a ieri ha consentito ai colossi statunitensi come Google un libero trattamento (extra-nazionale) dei dati personali dei cittadini europei.

A seguito della recente sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che ha dichiarato invalido il regime introdotto in virtù dell'accordo "Approdo sicuro" (Safe Harbor), il Garante ha stabilito che d'ora in poi le imprese dovranno mettere in campo altri strumenti per tutelare i dati dei cittadini.

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"Per poter trasferire dati oltreoceano società multinazionali, organizzazioni e imprese italiane dovranno di conseguenza ricorrere alle altre possibilità previste dalla normativa sulla protezione dei dati personali", si legge sulla nota ufficiale. Si parla di strumenti quali, ad esempio, le clausole contrattuali standard o le regole di condotta adottate all'interno di un medesimo gruppo (le cosiddette BCR, Binding Corporate Rules).

"L'Autorità si è comunque riservata di effettuare controlli per verificare la liceità e la correttezza del trasferimento dei dati da parte di chi esporta i dati", conclude la nota.

Nel frattempo la Commissione UE ha promesso che entro tre mesi sarà siglato un nuovo accordo con gli Stati Uniti. "L'UE è il più importante partner commerciale degli Stati Uniti, così come gli Stati Uniti sono il più importante partner commerciale dell'UE. I flussi di dati tra i nostri continenti sono essenziali per le persone e per le imprese. Sebbene esistano strumenti alternativi, un quadro nuovo e più sicuro è la soluzione migliore per proteggere i cittadini e ridurre gli oneri amministrativi che gravano sulle imprese, soprattutto sulle startup", ha dichiarato il vicepresidente Andrus Ansip, responsabile per il Mercato unico digitale