"Quel venerdì 23 settembre 2011, nell'aula magna del CERN, si dava per vinta la velocità della luce, si liquidava la teoria della relatività"
Quello che vi propongo oggi è un libro che parla di una delle lezioni più difficili della Scienza moderna in generale e della Fisica delle particelle nel particolare. Un libro che narra una storia drammatica e appassionante, che illustra come sono andate le cose di uno dei momenti più bui della ricerca, ma che non è fine a sé stesso. Perché procedendo si capiscono tante cose: il peso (e a volte l'arroganza) della stampa, le difficoltà della ricerca di frontiera, quanto sia facile cadere in un passo falso e quanto sia difficile poi uscirne. Che cosa significa fare il ricercatore, e quali sono le insidie di un mestiere che solo in apparenza ne è esente.
Sto parlando del neutrino più veloce della luce, quell'annuncio tenutosi al CERN nel 2011 che ormai è lo spauracchio di ogni ricercatore. Quell'annuncio che ho vissuto con una certa emozione, e di cui avevo perso per strada più di un retroscena. Quell'annuncio che salta fuori spesso quando che si parla di una possibile novità: prima dell'entusiasmo arriva la prudenza perché sia mai che sia "come quella volta" (perché tanti preferiscono proprio non nominarlo nemmeno), che sia "un altro neutrino".
A ricapitolare tutto per filo e per segno è stato il Fisico Gianfranco D'Anna con "Il neutrino anomalo", un titolo che rende omaggio proprio alla prudenza che i ricercatori avrebbero voluto e hanno provato a usare nell'annuncio - con successo solo parziale. Una cronistoria precisa degli eventi che hanno portato a quello che tutti sappiamo.
Al contrario di molti romanzi però conoscere l'epilogo non fa scemare l'interesse: come sempre quando si parla di storia tutto è già successo, tutti ricordano com'è finita. Il Muro di Berlino è caduto, il neutrino più veloce della luce non esiste. Quello che pochi sanno o ricordano è il perché e il come si sia arrivati nei dettagli all'epilogo. Ed è in questo che D'Anna è stato magistrale: da fisico con un passato di ricerca ad alto livello sa benissimo di cosa si sta parlando e lo "traduce" in un romanzo con la precisione tecnica di un saggio, con il risultato che le pagine sono scorrevoli e piacevoli da leggere.
Ci sono la suspance, l'eccitazione, la paura, gli oppositori accaniti, il castello di carte che crolla: tutti gli elementi di un buon testo di narrativa. D'Anna stesso precisa in seconda di copertina che "personaggi, situazioni e dialoghi sono prodotti di pura fantasia", perché alla fine il suo lavoro è davvero un romanzo, che però "è ispirato a un fatto realmente accaduto", raccontato da una persona che conosce bene l'argomento, l'ambiente, i metodi, che come tutti i suoi colleghi ha seguito quello che è successo passo per passo.
Non ci sono montagne di complicazioni tecniche da scalare, tecnicismi eccessivi o altro: c'è una storia che si legge tutto d'un fiato, da cui non ci si stacca fino alla fine - perché i retroscena sono emozionanti e sapere che al posto dei finti protagonisti ci siano state persone vere, che hanno messo in gioco sé stesse e il lavoro di una vita, lo rende ancora più appassionante.
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E se da una parte l'argomento centrale è e resta la Fisica, dall'altra si capisce come la ricerca sia legata a doppio filo con l'animo dell'uomo, con la passione, con le emozioni e con le nostre debolezze.
"Il 22 febbraio 2012, il mondo crollò da solo. Il traballante castello di carta a sostegno dell'anomalia non poteva reggere oltre".
Vi appassiona quello che succede al CERN? Un'altra ricerca che è salita all'onore delle cronache è quella relativa al Bosone di Higgs: ve la racconta il fisico Dario Menasce in Diavolo di una particella: Perchè il bosone di Higgs cambierà la nostra vita.