Il padre di Bitcoin esce dall'ombra, ecco Satoshi Nakamoto

Un colpaccio investigativo per Newsweek che ha scoperto la vera identità di Satoshi Nakamoto.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Si pensava che fosse un nome di fantasia (e lo sembrava) o tutt'al più un nome collettivo come Luther Blisset o Wu-Ming. E invece no, Satoshi Nakamoto esiste veramente. Nientemeno che l'inventore di Bitcoin, la moneta digitale che batte banco da anni e che è ormai regolarmente su giornali e riviste – anche le testate meno tecniche.

Lo hanno cercato e inseguito i report di NewsWeek, che ha pubblicato da poco l'articolo a firma di Leah McGrath Goodman. Difficile crederci fino in fondo, perché magari la giornalista è cascata in uno scherzo ben architettato - non sarebbe la prima volta. Ma di certo è una storia affascinante.

Una sola foto per l'uomo che probabilmente sarà ricordato per aver cambiato le basi dell'economia del 21esimo secolo, perché ha inventato il denaro senza stati e senza banche: eccolo lì, un uomo di 64 anni con tutto l'aspetto di un turista che è finito nel posto sbagliato.

Stando all'articolo citato, Satoshi non usa il suo nome di battesimo dal 1973, quando si è legalmente registrato all'anagrafe come Dorian Prentice Satoshi Nakamoto. La documentazione di questo passaggio esiste, ma come sono risaliti fino a lui?

A quanto pare ha una passione per la modellistica, treni in particolare – proprio come quel personaggio di fiction amato da tanti nostri lettori. In qualche modo i reporter hanno trovato un negozio specializzato, e poi un cliente che poteva essere lui. Da lì è partito uno scambio di mail e poi un brevissimo incontro di persona, niente più che l'aprirsi di uno spioncino per un attimo. Poi ci sono stati altri incontri alla presenza della Polizia come testimone.

Nakamoto, che vive con la madre di 93 anni, chiarisce il proprio coinvolgimento su BTC. "Non ci ho più nulla a che fare e non posso parlarne. È nelle mani di altre persone. Ora comandano loro, io non ho più alcun collegamento".

E così ha finalmente un volto l'uomo che Gavin Andresen (il più autorevole sviluppatore in ambito BTC) descrive come uno che "non ama il sistema che abbiamo e ne voleva uno che fosse più egualitario. Non gli piacevano la nozione di banca e i banchieri che si arricchivano solo perché avevano le chiavi". Idee che sono ancora la base culturale di Bitcoin, per quanto ormai sia coinvolto un numero troppo grande di persone affinché ci sia un solo concetto dominante.

Quanto a Nakamoto, può godersi la pensione: pare che abbia accumulato circa 400 milioni di dollari in Bitcoin, ma vive una vita tranquilla a relativamente modesta. D'altra parte è sempre stato un po' sopra alle righe, come fa notare suo fratello Arthur: "è la sola persona che conosca che si è presentata a un colloquio di lavoro e ha dato dell'idiota al suo interlocutore, e poi ha dimostrato di aver ragione", ha commentato per l'articolo di Newsweek, sottolineando anche che Satoshi è tanto "uno stronzo" quanto un uomo brillante.

Un atteggiamento che non ha sempre pagato comunque: prima di arricchirsi con la sua invenzione Nakamoto se l'è vista brutta in qualche occasione, racconta Goodman, con rate del mutuo e tasse non pagate e la casa ipotecata. Esperienza che secondo la figlia 26enne potrebbe aver contribuito ad alimentare la sua avversione verso le banche.

In ogni caso, l'articolo di Leah McGrath Goodman è piuttosto lungo, ma se padroneggiate un po' l'inglese e ne avete il tempo, è senz'altro una lettura consigliata. Vale la pena anche rilevare che buona parte dei commenti che lo accompagnano sono negativi: la giornalista è accusata di aver messo a rischio, o distrutto, la privacy di Nakamoto e di aver usato giochetti non proprio puliti per raggiungere il suo scopo. Accuse durissime, ma non prive di realtà. Che cosa ne pensate?