Il Partito Pirata italiano vince la guerra contro il clone

Pirate Party è stato inibito dall'usare il nome e il simbolo del Partito Pirata italiano. Il Tribunale di Milano ha messo fine a una querelle iniziata lo scorso autunno. Pirate Party per di più aveva espresso posizioni sui temi specifici del copyright e della libertà in rete opposte ed inconciliabili con le idee guida dell'azione politica del Partito Pirata.

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a cura di Dario D'Elia

Il Partito Pirata italiano ha vinto in tribunale la battaglia contro Pirate Party. Gli usurpatori di nome e simbolo della pirateria nostrana sono stati bloccati dalla Sezione Specializzata in materia di proprietà industriale e intellettuale del Tribunale di Milano. Sembra una tipica storia all'italiana, con un gruppo di furbetti che cerca di approfittare dell'appeal di un marchio per guadagnare consenso. Ne avevamo parlato a novembre quando era scoppiato il caso (Il Partito Pirata italiana alle elezioni. E il clone Pirate Party?). 

In pratica sull'onda dei successi dei partiti pirata svedesi e tedeschi avevamo scoperto che quello italiano vantava già un clone. Ai tempi era già chiaro che il Partito Pirata di Athos Gualazzi era una cosa, mentre il PirateParty di Marsili e Max Loda un'altra. Il primo concentrato più o meno sulle stesse battaglie che si vedono all'estero, il secondo una specie di movimento populista anti-casta.

Il sito di Pirate Party

"Allo stato attuale degli atti è verosimile che la ricorrente (il Partito Pirata, NdR.) stia subendo una indebita utilizzazione del proprio nome e, più in generale, una lesione della propria identità personale", si legge nella sentenza. "L'identità della denominazione è del tutto evidente e sussiste una oggettiva rassomiglianza anche con riferimento alla dicitura in lingua inglese". 

Stessa cosa per il simbolo che ha valenza come "componente della identità culturale e politica del Partito Pirata sia come segno atipico suscettibile di impiego in campo economico".

La Battaglia dei Cloni

La beffa però viene proprio dalle diverse posizioni politiche. Lo stesso giudice ha rilevato che il Partito Pirata è impegnato nella battaglia per le libertà digitali, mentre il "PirateParty ha pubblicamente espresso posizioni sui temi specifici del copyright e della libertà in rete opposte ed inconciliabili con le idee guida dell'azione politica del Partito Pirata".

A questo punto non resta che attendere le prossime elezioni amministrative del 6 e 7 maggio per le quali Marsili stava preparando le liste elettorali. Il toto-simbolo è aperto.