Il premier Letta fa il punto croce su Telecom Italia

Ieri Enrico Letta ha incontrato l'AD di Telecom Patuano, mentre oggi toccherà al presidente di Telefonica.

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a cura di Dario D'Elia

Ieri il premier Enrico Letta ha incontrato l'amministratore delegato di Telecom Italia Marco Patuano per fare il punto della situazione. "È stato un incontro molto cordiale, abbiamo analizzato la situazione di Telecom a 360 gradi e abbiamo parlato di come vediamo il futuro su investimenti e occupazione", ha commentato a caldo Patuano.

Tutti sanno però che la giornata calda sarà quella di oggi, quando il presidente di Telefonica Cesar Alierta si presenterà a Palazzo Chigi. Quasi scontato un confronto sulla mozione Matteoli-Mucchetti, che dovrebbe introdurre un'OPA obbligatoria per i casi come quello Telecom Italia.

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"Il cambiamento delle regole sull'Opa è un argomento importante, quindi bisogna fare una cosa fatta bene, vedremo cosa succederà", ha dichiarato il presidente della Consob Giuseppe Vegas. Si parla infatti della possibilità di imporre un'OPA a un azionista di maggioranza anche se non ha raggiunto la soglia del 30%. La regola varrebbe per i settori strategici, come ad esempio le telecomunicazioni.

Oggi Telco (detenuta al 46,8% da Telefonica) controlla Telecom Italia con il 22,4% delle azioni. Se gli altri azionisti come Generali, Mediobanca, Intesa e Sintonia (Gruppo Benetton) dovessero cedere parte delle rispettive quote gli spagnoli otterrebbero il controllo senza l'obbligo di offerta pubblica d'acquisto - quindi di fatto sborsando meno denaro.

Sebbene questa azione difensiva piaccia a buona parte della politica e all'opinione pubblica, gli addetti ai lavori l'hanno già bocciata. "L'idea che ci dobbiamo solo difendere è un'autentica fesseria: noi dobbiamo attrarre capitali, non alzare barricate", ha sottolineato Alberto Nagel AD di Mediobanca e socio di Telco. "Quella della difesa dell'italianità è una favola, non ha più senso. Pensiamo a RAS con Allianz, a BNP con Paribas e al Nuovo Pignone con GE".

"L'accordo tra i soci italiani di Telco e Telefonica è stato una cosa positiva per tutti gli azionisti perché così si è sbloccata una situazione di stallo e ora la situazione è in divenire. Con meno finanza e più industria e con meno banchieri e più uomini del settore sicuramente Telecom migliorerà".

Già, peccato che Nagel abbia già confermato la volontà di cedere la partecipazione in Telecom Italia entro giugno 2014.

Insomma, da una parte c'è una questione di italianità della rete nazionale, dall'altra la mancanza di appeal (finanziario) di Telecom Italia. E dire che basterebbe concedere a Telefonica libertà d'azione in Sudamerica, in cambio di uno scorporo della rete a "buon prezzo". Tutti soddisfatti, meno gli azionisti.