Il raggio traente è un po' più vicino alla realtà

Un ricercatore israeliano ha perfezionato una teoria secondo cui è possibile realizzare un raggio traente basato sulla luce a pressione negativa. Potrebbe servire in campo medico, e come base per studi più ambiziosi.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Mordechai Segev del Technion-Israel Institute of Technology ha sviluppato una teoria che potrebbe essere la base del raggio traente. Proprio quello che nei film e nei libri di fantascienza è in grado d'intrappolare  enormi navi spaziali come il Millenium Falcon.

La soluzione immaginata da Segev si basa su metamateriali con indice di rifrazione negativo, che cioè invertono la direzione delle onde elettromagnetiche (luce) che li attraversano. Si usano anche in alcune ricerche sull'invisibilità, e assemblandoli a dovere con tecniche litografiche dovrebbe essere possibile creare una zona a pressione negativa in grado di muovere un oggetto.

Raggio traente Borg, la resistenza è inutile

Parliamo quindi di un tunnel al massimo di qualche millimetro, di certo inadatto ad attrarre la nave di Han Solo o l'Enteprise, ma comunque un primo passo importante verso una tecnologia che fino a oggi è sempre appartenuta al mondo della finzione.

L'uso di luce a "pressione negativa" rappresenta un approccio del tutto nuovo all'idea di raggio traente, ma non è il primo né l'unico. La NASA per esempio sta studiando almeno tre metodi (vedi video) per dotare le sonde spaziali di raggi traenti basati su raggi laser, e recuperare così particelle da fonti altrimenti inavvicinabili.

A differenza dei progetti della NASA però, l'idea di Mordechai Segev è poco applicabile nello spazio, ma potrebbe rivelarsi utile in campo medico, per esempio in sala operatoria. In ogni caso si tratta di una teoria che andrà testata. In attesa di un raggio che possa muovere gli oggetti senza toccarli, potete quindi continuare a esercitarvi nell'uso della telecinesi, se il vostro addestramento Jedi lo prevede.