Il registro anti-scocciatori telefonici funziona all'italiana

La Fondazione Ugo Bordoni difende il Registro delle opposizioni che gestisce direttamente. I numeri sono positivi e le accuse di inefficienza sarebbero infondate.

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a cura di Dario D'Elia

Il Registro delle opposizioni non funziona granché, stando a sentire le denunce dei consumatori, ma la Fondazione Ugo Bordoni che si occupa della sua gestione lo difende lo stesso. In risposta alle dure accuse del Consiglio nazionale degli utenti, la fondazione ha ricordato che il sistema ha comunque permesso la chiusura del procedimento d'infrazione nei confronti dell'Italia avviato dalla Commissione europea nel 2010 "per l’utilizzo da parte di alcune società di telemarketing di banche dati raccolte senza il consenso degli interessati".

Insomma, anche se qualcuno lamenta risultati mediocri l'Italia è riuscita ad adeguarsi alla direttiva europea  in materia di privacy e comunicazioni elettroniche (2002/58/CE - art. 13 comma 3). "L’adozione del sistema opt out (quel sistema, cioè, in cui l’utente deve attivarsi per rifiutare le chiamate promozionali) ha garantito ai cittadini italiani, la cui utenza è presente negli elenchi telefonici pubblici, la certezza di non ricevere chiamate pubblicitarie non richieste e la possibilità di decidere in che misura tutelare il trattamento dei propri dati personali", sostiene FUB.

Pronto!

"L’Italia non rappresenta un caso isolato: il sistema di opt out telefonico è stato adottato anche da altri paesi europei, tra cui Regno Unito, Francia, Spagna, Olanda, Belgio, Danimarca e Finlandia". Sarà anche così ma quel tanto desiderato equilibrio tra le esigenze degli abbonati agli elenchi telefonici pubblici, che non vogliono essere contattati, e quelle delle imprese, al momento appare sbilanciato.

Per quanto riguarda poi la gestione vera e propria FUB ha sottolineato che "era opportuno affidarsi a un soggetto terzo che avrebbe soddisfatto esigenze di interesse generale aventi carattere non industriale o commerciale". Poi in ogni caso il servizio è stato realizzato in 90 giorni. Per di più la Fondazione è sottoposta alla vigilanza del Ministero dello sviluppo economico, al Governo e alle competenti commissioni parlamentari sul lavoro svolto.

I numeri poi sembrano positivi: si parla di un milione di utenze iscritte su circa 15.000.000 presenti negli elenchi telefonici pubblici. Invece sul fronte operatori sono oltre 400 gli iscritti. "Prima di iniziare una campagna pubblicitaria via telefono sottopongono al gestore del servizio le liste dei numeri che intendono contattare, dalle quali la Fondazione elimina le utenze dei cittadini che hanno manifestato il diritto di opposizione alle chiamate promozionali", sottolinea FUB. "La Fondazione ha sempre restituito le liste nei tempi stabiliti dalla normativa (entro 24 ore dalla richiesta), con un tempo medio di risposta stimato in 15 minuti".

A chi credere quindi? Consiglio nazionale degli utenti o Fondazione Ugo Bordoni?