L'intelligenza artificiale che legge il pensiero è arrivata (più o meno)

Un esperimento medico avveniristico suggerisce che sia possibile tradurre l’attività cerebrale in frasi e parole, in soccorso di pazienti che non possono comunicare in altro modo

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Leggere il pensiero è uno dei grandi miti dell’umanità, e negli ultimi anni sono stati fatti alcuni passi avanti interessati. Di recente, all’Università del Texas, gli scienziati sono riusciti a creare del testo partendo da scansioni dell’attività cerebrale. L’obiettivo a breve termine è di potenziare le capacità di comunicazione di pazienti affetti da patologie specifiche, ma a lungo termine il potenziale è anche più vasto.

Non è una cosa del tutto nuova, ma ad oggi i decodificatori vocali usano dati provenienti da dispositivi impiantati chirurgicamente nel cervello, il che ne limita l'utilità.

Questa nuova ricerca invece prende i dati da una scansione fMRI (Risonanza magnetica funzionale) fatta sulle aree del linguaggio, e li fa “tradurre” da un algoritmo AI appositamente addestrato. Si riesce a ottenere il senso generale del messaggio e alcune parole isolate, il che rappresenta un ottimo primo risultato.

Ad esempio, un utente ha pensato "non ho ancora la patente" e il decodificatore ha previsto "non ha ancora iniziato a imparare a guidare".

Per realizzare l’esperimento è stato usato il modello linguistico GPT originale, che è il precursore dell'attuale modello GPT-4.

Una differenza fondamentale tra questo lavoro e quelli precedenti è rappresentata dai dati decodificati. La maggior parte dei sistemi di decodifica collega i dati cerebrali alle caratteristiche motorie o all'attività registrata dalle regioni cerebrali coinvolte nell'ultima fase dell'emissione vocale, il movimento della bocca e della lingua. Questo decodificatore lavora invece a livello di idee e significati.

Dobbiamo preoccuparci?

L'idea di una tecnologia in grado di "leggere la mente" potrebbe sollevare qualche preoccupazione, ma non è che domani avremo macchine che leggono la mente” in strada.

Le apparecchiature necessarie sono complesse e costose, non è che puoi fare una risonanza a uno che passa per strada. Inoltre ogni modello GPT va addestrato specificamente sulla singola persona.

Per ora quindi possiamo restare ammirati e sperare che questa scoperta porti a un bel passo avanti in campo medico, senza preoccuparci troppo di robot che ci leggono il pensiero.

immagine di copertina: quickshooting