Il rover cinese non resiste alla notte lunare, è game over

Dopo una settimana di tentativi i tecnici cinesi non sono ancora riusciti a rimediare ai guasti del rover Yutu. La missione però non è finita: ecco cosa potrebbe succedere.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Il primo rover cinese in esplorazione sulla Luna continua a non funzionare: avrebbe dovuto risvegliarsi dopo le due settimane in ibernazione imposte dalla fredda notte lunare (-173 gradi), ma non ha risposto ai comandi e a nulla è servito finora il lavoro dei tecnici per tentare di rimediare ai guasti elettronici e meccanici che sono subentrati.

Dopo una settimana di tentativi non ci sono stati segni di miglioramento, quindi quello che qualche giorno fa veniva definito un rischio adesso pare una certezza: la missione è compromessa, nonostante il Coniglio di Giada fosse stato progettato per lavorare per tre mesi e fosse atterrato sulla Luna con successo il 14 dicembre scorso.

Il Coniglio di Giada

La progettazione in realtà aveva tenuto conto delle difficili condizioni ambientali: prima dell'ibernazione Yutu aveva piegato verso l'interno uno dei due pannelli solari per proteggere i suoi componenti più sensibili al freddo della notte lunare. A quanto pare però questa precauzione non è stata sufficiente. Per sapere esattamente cosa non ha funzionato ci vorrà tempo, intanto SapceDaily spiega che a questo punto si aprono due scenari, e in nessun caso la missione cinese termina.

Nel caso in cui non ci sia alcuna risposta da parte di Yutu (il Coniglio di Giada) il resto della missione può essere svolto (per quanto possibile) unicamente dal lander Chang'e-3, che è integro. Lo scenario più ottimistico è invece che Yutu si riprenda parzialmente, ossia che sia ancora in grado di muoversi ma senza alcuni strumenti. In questo caso potrebbe proseguire nell'esplorazione ripreso a distanza dalla telecamera del lander Chang'e-3, che è perfettamente funzionante e a cui si potrebbero rimandare tutte le analisi scientifiche.

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Nonostante la facile ironia sul guasto del Coniglio di Giada, è da sottolineare che nelle missioni spaziali gli inconvenienti sono all'ordine del giorno, e che la garanzia del funzionamento arriva con l'esperienza e i test in condizioni il più possibile reali. Sicuramente questa avventura servirà agli ingegneri cinesi per capire quali errori sono stati commessi a beneficio delle missioni future. A noi serve per capire che i test che durano anche diversi anni, e che chiudono le porte alle tecnologie all'ultima moda, sono una parte fondamentale per il successo delle missioni.