Il Senato estende l'obbligo di rettifica a blog e sitarelli

Il Senato sta votando gli emendamenti del ddl sulla diffamazione e la rettifica. Si punta a un testo più leggero dell'originale ma preoccupa l'obbligo di rettifica online per ogni testata, a prescindere che sia giornalistica. Scompare comunque il carcere per i giornalisti.

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a cura di Dario D'Elia

Ieri il Senato alla fine non è stato in grado di votare la legge sulla diffamazione e la rettifica. L'intera community online ha tratto un respiro di sollievo, perché all'interno del ddl vi sono un paio di norme che rischiano di mettere in discussione la libertà di informazione. Com'è risaputo si parlava di sanzioni massime di 100mila euro e l'obbligo di rettifica entro 48 ore sulla base di una semplice richiesta da parte dei presunti lesi. Da rilevare poi che ieri è entrata a gamba tesa nel dibattito anche l'Associazione Italia Editori. Pare che in pochi si siano accorti che il testo preveda anche l'obbligo di rettifica per i libri.

"Queste norme costringerebbero di fatto autori ed editori a una censura preventiva e contraria ai principi di libertà democratica, chiaramente affermati anche nella nostra Costituzione", ha spiegato il presidente AIE Polillo. "E, sia chiaro a tutti, non riguarderebbero solo i cosiddetti libri d’inchiesta ma tutta la produzione libraria, dai libri di scuola (perché non rettificare un’analisi sulla storia contemporanea?) alle enciclopedie fino alla saggistica e alla narrativa (perché non rettificare libri di mafia?)". Oggi la diffamazione prevede già la perseguibilità degli autori, ma con questa novità chi si sente diffamato potrebbe chiedere un'immediata rettifica entro 7 giorni su due giornali, in modo illimitato e con sanzioni sproporzionate nei tempi e nei modi.

Ormai è un balletto

"Questo diritto di replica, incondizionato e senza commento, per il nostro settore potrebbe essere davvero pericoloso perché non fa alcuna distinzione tra notizie vere, notizie sbagliate pubblicate in buona fede e notizie false pubblicate in malafede. Sono norme contraddittorie, sproporzionate e, diciamolo chiaramente, irragionevoli. Francamente, se passa così, facciamo prima a non pubblicare più i libri", ha concluso Polillo.

La speranza è che fra ieri e oggi i gruppi parlamentari trovino un accordo per limare gli spigoli di questo ddl. In queste ore le votazioni stanno portando il ddl a una versione più leggera. Sicura l'abolizione del carcere per la diffamazione a mezzo stampa, sanzioni pecuniarie più eque (la massima forse sui 50mila euro) e nessuna interdizione dalla professione giornalistica. In caso di condanna poi i giornali dovranno restituire i contributi per l'editoria.

Per quanto riguarda l'obbligo di rettifica è probabile l'introduzione di una norma che vincoli gli editori a pubblicare nella stessa pagina e spazio degli articoli incriminati. Davvero una sciagura per alcuni quotidiani che hanno preso i peggiori sfondoni della storia del giornalismo italiano proprio sulle prime pagine.

Rimane il problema della rettifica online che potrebbe nuovamente riguardare tutti, ovvero "prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata". Come nel 2009 e negli ultimi tre anni. Non a caso pare che stiano pesando notevolmente i voti dell'ex-maggioranza. L'ultimo compromesso stabilisce che ogni interessato "può chiedere l'integrazione o l'aggiornamento della notizia che lo riguarda". Il gestore dell'archivio è tenuto a predisporre un sistema idoneo a segnalare con evidenza e facilità a chi accede alla notizia originaria l'esistenza dell'integrazione o dell'aggiornamento.

Mancano ancora alcuni passaggi affinchè il testo diventi legge. Speriamo in un salvataggio in extremis.